Anno 2018: attentato alla Repubblica

Dopo aver vinto le elezioni in alleanza con l’Udc, Matteo Renzi è stato nominato da circa sei mesi Presidente del capo dello Stato, Silvio Berlusconi, che certo avrebbe preferito un altro vincitore.

Pier Ferdinando Casini è stato eletto Presidente della Camera dalla maggioranza di cui fa parte, ma scalpita perché non si sente abbastanza potente, spinto anche dalle ambizioni della consorte Azzurra Caltagirone che continua a ripetergli quanto lui sia più bravo e più bello di Renzi, che gode immeritatamente del sostegno popolare. Berlusconi, cogliendo il desiderio di rivalsa dell’eterno secondo, comincia ad insinuare nella mente di Casini la possibilità di diventare lui Premier, togliendo al Governo l’appoggio determinante dell’Udc. Casini alla fine cede alle lusinghe, ci crede davvero ed alza la cresta contro Renzi, sfidandolo sulla fiducia in Parlamento, dove però, contro ogni previsione, perde per un pugno di voti, finendo poi ignominiosamente la sua carriera politica perché abbandonato da tutti come un ormai inutile idiota.

Nel frattempo Renzi continua a reggere al Governo, pur con una maggioranza ben più risicata per la defezione dell’Udc. Vedendolo indebolito, gli avvoltoi tedeschi e francesi, Merkel e Hollande, decidono di tentare di far cadere Renzi e mettere al suo posto un tecnocrate più accomodante nei loro confronti. La Deutsche Bank incredibilmente vende la maggior parte dei titoli di Stato italiani in suo possesso e questo ovviamente provoca il panico nei mercati facendo alzare il famigerato spread. Complici i media vicini a Berlusconi, malgrado l’economia italiana non sia in una situazione disperata, cominciano a gridare al default generando ancora più panico. Intanto Berlusconi convoca Mario Draghi al Quirinale e gli chiede se si sente pronto a prendere in mano il Governo dell’Italia alla prima occasione utile, il quale replica con un “obbedisco”. Renzi reagisce con manovre correttive che permettono di stabilizzare i conti, ma continua l’attacco dei mercati e la corsa al ribasso dello spread.

In vista del G20 organizzato a Sochi, Renzi presenta un decreto con ulteriori misure volte a stabilizzare l’economia, ma Berlusconi si rifiuta di firmarlo, costringendolo a presentarsi dinnanzi alle potenze mondiali senza manovre concrete in mano.

Il Fondo Monetario Internazionale, con la Lagarde, si dice pronto ad intervenire con un prestito da 80 miliardi per, apparentemente, salvare l’Italia, ma in realtà per metterne sotto tutela la sovranità costringendola ad adottare le misure imposte dalla Troika. Contemporaneamente, alcuni funzionari europei contattano il ministro del tesoro russo Medvedev chiedendogli se può convincere Putin a partecipare ad un piano per far cadere Renzi, rifiutandosi di sostenere il prestito del Fmi fino a che non si fosse dimesso. Putin, d’accordo con Medvedev e nonostante gli ottimi rapporti con Berlusconi, si rifiuta di partecipare al complotto contro Renzi perché “non possiamo avere il suo sangue sulle nostre mani”. A quel punto il Fondo monetario internazionale non ritira l’offerta di aiuti, ma Renzi si rifiuta comunque di accettare il giogo che gli propongono. I mercati si scatenano e lo spread schizza alle stelle.

Berlusconi, quindi, nomina Draghi senatore a vita, inviando un chiaro segnale a Renzi, che capisce che l’attacco su più fronti è insostenibile per l’Italia e si dimette. Subito dopo, senza passare per elezioni democratiche, Berlusconi nomina Draghi Presidente del Consiglio, che forma un Governo di tecnici che si piegano totalmente ai diktat di austerità imposti da Germania e Francia, tramite l’Unione Europea.

Una volta ottenuto il risultato auspicato, ovviamente il prestito del Fmi non serve più perché incredibilmente lo spread torna a scendere, nonostante l’economia italiana peggiori sempre di più a causa delle scellerate politiche di rigore e tasse imposte da Draghi. A distanza di poco tempo, prima il giornalista Friedman e poi Medvedev svelano finalmente all’opinione pubblica il gravissimo attacco subito dall’Italia, la perdita di sovranità a vantaggio dei tecnocrati europei e degli interessi franco-tedeschi, i complotti di Berlusconi per far cadere un Premier democraticamente eletto e sostituirlo con un suo burattino.

Inutile dirlo che in Italia scoppia il putiferio. Si scatenano contro Berlusconi, nell’ordine: “La Repubblica” che parte con 152 domande; Travaglio e “Il Fatto” che chiedono la forca; “MicroMega” che raccoglie le firme di 78 professori settantottenni e sessantottini per chiederne l’esilio o in alternativa il lancio dalla rupe Tarpea; il popolo viola che mette a ferro e fuoco piazza del Quirinale, del Viminale, di Montecitorio e okkupa San Pietro al grido di “dimissioni, dimissioni!”; Grillo riempie in contemporanea 22 piazze diverse d’Italia con un Vattene-day in streaming; Di Pietro esce dalla tomba politica urlando “lo dicevo io dal ‘92 che era un mostro”; le procure di Milano, Napoli, Trani e Palermo creano un pool di pm d’assalto ed iscrivono contemporaneamente Berlusconi, Casini, Draghi, Merkel, Hollande, Lagarde, Putin e pure Dudù nel registro degli indagati per terrorismo sovversivo a scopo di rapina; il Parlamento in seduta comune mette immediatamente sotto accusa Berlusconi per attentato alla Costituzione ed alto tradimento e lo spedisce di fronte alla Corte Costituzionale, che non aspettava altro per ripristinare eccezionalmente la pena di morte.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:17