I politici del 2 Giugno   in attesa del Gay Pride

Spiace non poco doversi unire al coro di quanti considerano la festa del 2 giugno una celebrazione inutile e costosa. Un evento che fa toccare con mano quanto la Repubblica Italiana sia ormai ridotta a passerella per pseudo-politici, sotto-politici, nano-politici e cortigiani e cortigiane di quart’ordine. Non è nemmeno il caso di fare paragoni con i tempi di Craxi, Spadolini, Cossiga, Andreotti… offenderemmo la memoria di uomini di stato e politici di rango.

Nella nano-repubblica di oggi fa sfoggio del suo entusiastico ghigno il presidente del Consiglio Matteo Renzi, al suo fianco un presidente del Senato assorto in altri pensieri, lontani anni luce dal 2 giugno: Pietro Grasso era lì ma la sua testa forse altrove. Il presidente delle Camera, onorevole Laura Boldrini, si proponeva con la presunzione della nominata, per altro il suo volto mal celava il disprezzo verso le forze armate. Ben arricchivano il parterre le due ministre, belle ed eleganti, degli Esteri e delle Riforme: sia Federica Mogherini che Maria Elena Boschi hanno parlottato per tutta la cerimonia, senza dare la benché minima importanza a chi sfilava. Di cosa cianciassero a nessuno importa e del resto mai avrà rilevanza storica.

Per favore, non uniamoci al coro di coloro che considerano la festa della Repubblica ipocrita, banale e senza alcuna importanza. Ma doveroso è sottolineare quanto poco importanti siano per corte e cortigiani a seguito i gravi problemi che attanagliano gli italiani. Chissà se il presidente Giorgio Napolitano si sarà chiesto se il passaggio delle nostre Frecce Tricolori abbia emozionato quel 44 per cento di italiani che ormai diserta le urne? Forse chi non vota reputa che la parata possa compiacere solo e soltanto il nostro amato presidente della Repubblica? Non è da escludere che qualche italiano avrebbe preferito spendere il milione di euro per aggiustare qualche scuola o, peggio, per aiutare qualche famiglia alla canna del gas. Che egoisti questi italiani, non sanno mai volare alto, non vogliono mai far sacrifici né per la patria né per l’Europa. Un milione di euro rappresentano una bella sommetta, soprattutto in un paese come l’Italia che, purtroppo, deve versare altre lacrime e sangue per rimanere nel “club dell’Euro”. Ma la sfilata del 2 giugno è ormai acqua passata. Oggi la disoccupazione aumenta, le scuole crollano in buona compagnia dei palazzi degli squattrinati (quelli che non hanno più soldi per le manutenzioni), la Tasi ci strangolerà, l’Iva aumenterà, nuovi licenziamenti dimostreranno a Ue e Borsa che siamo un paese serio e severo.

Nessuno avrà mai il coraggio di dire che sono stati spesi tanti milioni per una parata militare inutile, perché una diplomatica ipocrisia serve a compiacere la corte. Eppure è stata davvero una parata ipocrita e priva del benché minimo valore militare: i nostri due marò vengono ancora trattenuti indebitamente in India, eppure hanno sostenuto dinnanzi ad un organismo istituzionale d’aver obbedito ad un ordine. Ai due fucilieri del San Marco è stato ordinato di sparare sul peschereccio, ed imposto dai vertici italiani di rimanere prigionieri in India. Hanno avuto delle garanzie? Non ci è dato saperlo. Ennesimo intrigo ed ennesima figura barbina. E le rassicurazioni della ministra Roberta Pinotti? Sarebbe meglio appellarla “ministra Pinocchi”, dopo tante promesse ai due marò non s’è nemmeno degnata di far loro visita in India. Ma alla sfilata delle ipocrisie tutti si sono mostrati solidali al passaggio del glorioso battaglione San Marco, lo stesso dei nostri eroi detenuti illegittimamente in India. E risulta che la Pinotti (Pinocchi) non sia mai andata in India per trattare la liberazione dei due marò. Quanto sarebbe bello se il nostro presidente Napolitano si dimettesse per proporsi come scambio per la liberazione di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre (i due marò): un Napolitano prigioniero in India in cambio di due marò. Ma non sogniamo, sarebbe storicamente impossibile, il presidente Napolitano appartiene a quell’illustre tradizione togliattiana che con dolo ha dimenticato i prigionieri italiani in Unione Sovietica. Più realistico sarebbe un venturo 2 Giugno con Nichi Vendola sul podio, in suo onore tutti plaudirebbero perché le truppe cammellate del “Gay Pride” possano sfilare insieme ai militari. Repubblica italiana di Babilonia, una scivolata irrefrenabile.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:03