Tra processi, delitti   e odiose scadenze

Ma quand’è l’Italia tornerà ad essere uno Stato civile, un Paese nel quale la gente laboriosa e perbene si sveglia la mattina con il pensiero di andare a lavorare, non turbata dalle tante trasmissioni televisive che se parlano di politica fanno a gara nel creare sconcerto, tra illusione e disillusione, e se parlano d’altro è solo per celebrare processi al di fuori dei luoghi ad essi deputati?

Tiene banco l’accordo sulle riforme stipulato tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, mentre si affaccia all’orizzonte il pericolo Beppe Grillo che dopo tanto disprezzo chiede un incontro sullo stesso tema a Renzi ed al Partito Democratico, con il non tanto tacito obiettivo di evitare che le riforme vengano poste in cantiere con l’aiuto dell’ex Cavaliere. Nel frattempo, insieme ai mondiali di calcio - in questi giorni ammortizzatore sociale per eccellenza visto l’attaccamento alla Nazionale di tutti noi - scoppia la bomba Yara Gambirasio con la scoperta del presunto assassino, in forza della compatibilità del Dna del muratore bergamasco con le tracce rinvenute sul corpo della ragazzina barbaramente uccisa. I telegiornali esordiscono tutti con la notizia e gli svariati commenti dei tanti giornalisti servono solo per assicurare ai giornali per i quali lavorano la vendita di qualche copia in più. La tragedia di Brembate è tanto grande e devastante che dovrebbe essere raccontata con il massimo riserbo, lasciando il compito ai magistrati inquirenti, al Gip e ai difensori del presunto omicida di fare chiarezza su un caso che ha turbato e continua a turbare l’opinione pubblica da più di tre anni. Invece che cosa fa il chierichetto Angelino Alfano, ministro dell’Interno? Si mette un megafono in bocca per annunciare l’individuazione dell’assassino, per essere poi giustamente richiamato al riserbo da quel grande magistrato che è il Procuratore della Repubblica di Bergamo, che invoca il riserbo istruttorio per non violare i diritti sia dell’accusa che della difesa. Io che vivo da cinquant’anni nelle aule di giustizia debbo dare atto alla gran parte dei magistrati dell’impegno profuso nell’esercizio della delicata funzione, e sottolineare come non riesco a sopportare quei magistrati politicizzati che non hanno remora alcuna a diffondere messaggi politici attraverso le interviste o attraverso l’opera devastante dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), che, insieme al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, condiziona l’attività del Consiglio superiore della magistratura (Csm), istituzione con la quale la Magistratura si autogoverna.

Presso la Corte di Appello di Milano riprende il famoso “processo Ruby”, che è un classico esempio di una giustizia deviata. Raccomando calma e cautela, che sono le virtù essenziali insieme all’abilità dei difensori (fra i quali mi auguro vi sia Franco Coppi) per ribaltare un verdetto davvero ingiusto.

Vi rendete conto di quanti ammortizzatori sociali vi sono per far dimenticare agli italiani i drammi economici e sociali che vivono quotidianamente? Drammi che possono trasformarsi in tragedia il prossimo 7 luglio, quando bisognerà versare al fisco (sempre più famelico) gli acconti Irpef e Irap (imposte che dovevano essere pagate entro questo mese, ma che sono state prorogate al 7 luglio dall’imbonitore Renzi). I famosi ottanta euro in busta paga (non per tutti), che sono stati la chiave del successo renziano alle recenti Europee, si sono volatilizzati, mentre migliaia di imprenditori falliscono quotidianamente a causa del comportamento della Pubblica amministrazione che non paga i propri debiti, così come certificato dalla procedura di infrazione aperta dalla Commissione europea, non da Antonio Tajani.

Infine, speriamo che gli azzurri vadano avanti nel mondiale, perché altrimenti saranno guai per il Governo Renzi. Come recita l’inno di Mameli, l’Italia si “desterà” in presenza della mancata realizzazione delle promesse.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:02