Un “Piano carceri”   costoso e inefficiente

L’accusa rivolta all’Esecutivo dal deputato leghista Davide Caparini è lapidaria e non lascia spazio a equivoci: “Il Governo libera e stipendia i criminali per coprire gli scandali del Piano carceri su cui pesa come un macigno un’inchiesta”... “Se oggi il deficit e l’inadeguatezza delle celle sono evidenti è perché l'adeguamento delle carceri si è arenato con i Governi Monti, Letta e Renzi”.

Il recente Ddl “svuota carceri” sembra essere più una pezza a colore o, al massimo, un diversivo poco credibile. Certamente non un provvedimento strutturale. Una sorta di tappabuchi da fare con urgenza dopo le molteplici condanne che l’Italia ha ricevuto da parte dell’Unione Europea e dalla Commissione dei Diritti umani dell’Onu per i trattamenti inumani e degradanti che lo Stato infligge a coloro che sono detenuti sottoponendoli ad una permanenza in ambienti carcerari universalmente ritenuti non idonei. Il recente provvedimento approvato da un ramo del Parlamento tenderebbe ad alleggerire l’eccedenza del numero dei detenuti disponendo arresti domiciliari per i reati minori e diminuendo un giorno di pena di carcere ogni dieci. Dulcis in fundo, per coloro che ne faranno richiesta è previsto un premio risarcitorio di otto euro al giorno per aver scontato la pena dentro carceri non “idonee”. Multandosi, lo Stato sanziona se stesso in carcere. Grottesco.

In sostanza questo vorrebbe essere una sorta di pseudo e più costoso Piano carceri. Peraltro inutile perché non risolutivo in senso strutturale del gravissimo problema del sovraffollamento e delle condizioni tecnico economiche delle stesse strutture edilizie. Invece che con il pigiama a righe, tradizionale abbigliamento dei detenuti di una volta, il nuovo piano si presenta con un variopinto costume da Arlecchino. Servo di due padroni, più consono all’attualità governativa, fatta di appoggi esterni della minoranza e di opposizioni di maggioranza. Da un lato, servo delle disposizioni della Corte europea che ha obbligato l’Italia a muoversi in fretta e furia su posizioni più civili circa il rispetto dei diritti anche di coloro che sono in carcere e, dall’altro, servo di quella parte di elettorato rappresentato da quei moventi politici notoriamente contrari a un provvedimento di amnistia e indulto.

A parte i Radicali, convintamente unici e coraggiosi sostenitori dell’amnistia, tra i partiti non manifestamente ostili a questo provvedimento troviamo i sedicenti garantisti di Forza Italia e parte del Ncd. Mentre chiusi a riccio si riconoscono in prima fila la Lega, il Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia insieme a una cospicua, quanto velata, parte dello stesso Pd. Comunque tutti pronti a ostacolare in parlamento con discordi motivazioni il provvedimento di amnistia con sfumature diverse: dalla rigida logica vendicativa e manettara a quella più sofisticata del “benaltrismo” politicamente più corretto per i democratici.

Ma oltre a tutto ciò sembra essere sfuggito a tutti i partiti, di governo e di diversa opposizione, un fattore quanto mai interessante che si chiama rimborso ai detenuti. Quel provvedimento risarcitorio che lo Stato riconoscerebbe a coloro che, facendone richiesta scritta, avessero subito trattamenti inumani e degradanti costretti in celle non idonee. I punti su cui è d’obbligo fare qualche riflessione sono almeno questi. Primo: chi sarà l’Organo-Decisionale-Terzo (Odt) che dovrà decidere se le celle o gli ambienti in cui è stata reclusa una persona siano effettivamente da ritenere non idonei? Secondo: a seguito di quali documentazioni, prove, scritti, foto e testimonianze tali ambienti saranno riconosciuti ufficialmente non idonei alla detenzione e in base a quali criteri? Altezza, larghezza, profondità, metri quadrati, quantità di luce naturale, introspezione, contiguità e distanza tra il water e il tavolo per mangiare, numero di detenuti per cella? Terzo: nel caso in cui si verificasse una diversità di opinione, cosa molto probabile viste le scarse risorse statali, tra il richiedente (il detenuto sottoposto a misure inumane e degradanti) e l’Odt che invece ritenesse l’ambiente carcerario più che idoneo per una “pena-come-Dio-comanda”, cosa si dovrebbe fare? Ricorrere alla Corte di giustizia europea con atti e certificazioni probatorie avverso il parere dell’Odt dello Stato italiano, contrario a sanzionare veramente se stesso? A parte queste osservazioni apparentemente risibili, ma in pratica facilmente sostenibili data la ben nota inefficienza della macchina giudiziaria italiana, c’è un argomento centrale che non convince e che nessuna forza politica ha osato sollevare con forti eccezioni. Che si risolve in una sola domanda, semplice e secca: chi pagherà gli otto euro al giorno per il risarcimento? Con quali soldi e da quali voci di capitolo di spesa? Forse sarà necessaria una nuova tassa? E come si chiamerà? Forse sarà istituito un Fondo Risarcitorio per Detenuti Maltrattati (Frdm). A quanto ammonteranno i risarcimenti per coloro che da venti o trent’anni sono i carcere? E quanti saranno i detenuti che chiederanno gli otto euro? A quanto ammonterà la somma totale dovuta dallo Stato inefficiente costretto a multare se stesso?

Si avvicina all’orizzonte una manovrina ad hoc solo per questo nuovo “Piano carceri” tanto inutile quanto inefficiente e costoso. Coloro che pagheranno saranno i cittadini: quelli detenuti, perché costretti in condizioni inumane e degradanti, e quelli “liberi” perché costretti a risarcire le inefficienze di questo Stato incapace e arruffone. Fiduciosi attendiamo risposte. Anche su Twitter.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:12