Putin e Poroshenko   a Milano: buon segno

Riflettori puntati su Milano. Prende il via l’atteso forum “Asem” – Asia Europe Meeting – da anni importante momento di dialogo e di cooperazione tra paesi industrializzati dell’Est e dell’Ovest del mondo. A questa edizione saranno presenti 54 tra capi di Stato e di governo. Ma le “guest star” dell’evento sono certamente Petro Poroshenko e Vladimir Putin. E’ del tutto evidente che l’attenzione della comunità internazionale sia puntata sulla speranza di porre fine alla crisi russo-ucraina.

La guerra civile che ha infiammato la regione del Donbass sta provocando danni eccessivi a tutti gli attori coinvolti da richiedere che si giunga al più presto a una definitiva soluzione negoziale del conflitto. Così non si può continuare anche perché c’è un fronte bellico meridionale che ribolle. L’Occidente deve concentrarsi a contrastare la minaccia di Is nella sua avanzata in Siria e in Iraq. Non può consentirsi il lusso di un fronte di guerra aperto all’interno dei confini europei. Comunque, un punto fermo è stato raggiunto con il consolidamento dell’accordo di cessate-il-fuoco, firmato lo scorso settembre tra i rappresentanti del governo ucraino e quelli dell’autoproclamata Repubblica federale di Novorrossya. Prova che il lavoro diplomatico condotto dal Gruppo di Contatto Trilaterale, composto da emissari ucraini, della Federazione Russa e dell’Osc, abbia dato buoni frutti.

A Minsk, luogo del negoziato, tutte le parti coinvolte si sono incamminate nella giusta direzione. Ora tocca alla comunità occidentale fare i passi giusti cominciando col revocare, unilateralmente, le sanzioni suicide irrogate contro la Russia, a scopo intimidatorio. E’ chiaro come il sole che la scelta di tentarne lo strangolamento economico-finanziario sia stata a dir poco improvvida. Non è servita allo scopo. Se si pensava di mettere in ginocchio l’economia russa, questo non è accaduto. Invece, si è innescata un’escalation di misure e contromisure le quali, provocando un effetto boomerang, hanno danneggiato prevalentemente i paesi partner commerciali di Mosca. Italia in primis. Si stima che il danno per il nostro export, stimato in calo del fatturato ad oggi, sia di circa 5 miliardi di euro.

In un momento di stagnazione della nostra economia questa mazzata se non è stata quella definitiva ci somiglia parecchio. Era improbabile che, una volta adottate le sanzioni, i russi avrebbero continuato a mangiare pere e mele, a bere vini, a gustare formaggi, a comprare mobili, a calzare scarpe, a indossare abiti, tutti made in Italy. La politica suicida europea ha spinto la Russia a guardare a est verso la Cina, l’India, la Corea che sono partner dai quali si può comprare di tutto. Matteo Renzi, benché abbia impiegato un po’ a capirlo, ha deciso di muoversi per tentare di uscire dalla posizione di stallo in cui l’Europa si è cacciata. Per farlo ha chiesto aiuto anche all’inquilino del Quirinale. La notizia è che il presidente della Repubblica incontrerà sia Poroshenko sia Putin per tentare di agevolare il dialogo diretto tra i due governi, in vista della formalizzazione di un accordo che piaccia anche al player europeo. In realtà, sospettiamo che la sollecitudine con la quale il Quirinale abbia occupato la scena sia dovuta maggiormente a un’esigenza d’immagine. Napolitano non poteva farsi confinare nel ruolo onorifico, ma ininfluente, del “taglia nastri” mentre l’odiato Berlusconi attivava la sua “diplomazia” riservata, tramite l’incontro privato con l’amico Putin. Altra notizia.

I due si vedranno e non sarà per parlare di calcio e di donne. Comunque, Putin e Poroshenko, hanno dato la loro disponibilità a incontrare Napolitano. In politica le buone maniere generano quasi sempre valore aggiunto. Tuttavia, il leader ucraino, prima di partire alla volta di Milano, ha fatto sapere di avere sentito telefonicamente la signora Merkel con la quale avrebbe “coordinato” le azioni da compiere in occasione del vertice Asem. Tradotto dal politichese, ”ha preso ordini”. Il presidente Obama, in questa vicenda, sembra essersi accomodato alla finestra a osservare. La sensazione, a naso, è che l’eccessivo entusiasmo italiano per l’arrivo di Putin, alla Casa Bianca, non piaccia per niente. Obama e i suoi avrebbero di gran lunga preferito un clima ben più gelido ad accogliere la delegazione russa.

Purtroppo casca male perché in Italia, di questi tempi, soffia lo scirocco. E, si sa, lo scirocco porta caldo. Anche fuori stagione.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:12