“Scintille di gelosia”   tra Santoro e Travaglio

Scintille in tv tra Michele Santoro e Marco Travaglio. Stava terminando una puntata di “Servizio Pubblico” su La7 non proprio brillante, con il comico genovese Paolo Villaggio, stranamente vestito da non far ridere, che se la prendeva con “gli angeli del fango”: è anche colpa vostra, dei cittadini se il disastro idrogeologico si è ripetuto. Era l’antipasto di quello che doveva avvenire verso mezzanotte con il collegamento del presidente della Regione, Claudio Burlando (Partito Democratico).

Attaccato pesantemente dal vicedirettore de “Il Fatto Quotidiano”, il governatore ha reagito. Messo però alle strette dalla “cattiveria” di Travaglio, Burlando è stato salvato da Michele Santoro all’insegna della difesa “del libero confronto”. E, rivolgendosi a Travaglio, ha aggiunto con piglio decisionista: “Non si insultano le persone”. Al suo ulteriore “basta” Travaglio ha lasciato precipitosamente lo studio, lasciando la sedia vuota. Episodio marginale? Causa le tensioni per il disastro genovese le cui responsabilità vanno trovate in tanti anni di governo del Partito Democratico (Pd) e prima del Partito Comunista Italiano (Pci)?

La coppia dei cosiddetti “giornalisti-fustigatori” è scoppiata. Perché? Il mondo del web si è subito diviso: una parte con Michele e una grossa fetta con Marco. Questioni di gelosia professionale o politica? Il problema è che i talk-show politici sono arrivati a saturazione e neppure le liti tra i protagonisti fanno più rialzare gli ascolti. Per Santoro un milione e 278mila telespettatori, pari al 5,9 per cento, è pur sempre un buon risultato considerata la media del 3,5 per cento della rete di Urbano Cairo.

Giovanni Floris il martedì aveva fatto meno: soltanto 970mila telespettatori con il 4,35 per cento. La Rai nei due giorni di approfondimento informativo con “Ballarò” di Massimo Giannini non era andata oltre a 1.522mila telespettatori pari al 6,32% e “Virus”, senza Renzi, è tornato sui livelli standard del 5,44 % con 968mila telespettatori. Mentre, però, La7 ha puntato tutto sui talk-show riempiendo le prime serate con i suoi giornalisti-protagonisti, l’azienda di viale Mazzini ha puntato sulle fiction e sul varietà, tanto che l’ultima puntata di “Un’altra vita” con Vanessa Incontrada ha superato gli otto milioni e mezzo contro “I Cesaroni” su Canale 5 (32,16 contro 20,85 di share) e “Che dio ci aiuti” oltre 6 milioni e 770mila telespettatori contro i 3 milioni di “Zelig”.

Se poi ci si aggiunge “Ballando con le stelle” di Milly Carlucci e “Tale e quale” di Carlo Conti, si comprende perché gli ascolti hanno premiato la rete ammiraglia. La Rai ha anche approfittato del palinsesto partito in ritardo a Canale 5, alle prese con la riduzione delle risorse. Rai 3, pur contando sulle tre trasmissioni di punta (“Che tempo che fa”di Fabio Fazio, “Chi l’ha visto?” di Federica Sciarelli) sconta il calo di “Ballarò”. È così superata da Rai 2. L’ascolto della tv generalista delle sette reti (con 14 canali Rai e 10 Mediaset) è comunque insidiata dall’avanzare dei nuovi canali digitali (5,5 % Sky, Fox, Alice).

La tv-verità non fa più presa sul pubblico? Sono passati 30 anni da quando Santoro grazie a Sandro Curzi e Angelo Guglielmi lanciò programmi all’insegna dell’impegno ideologico, facendo diventare “Samarcanda”, “Rosso e nero” ed altre trasmissioni il momento “cult” del popolo di sinistra, “della gente del Tg3” diceva Kojack-Telekabul. Marco Travaglio con “Il Fatto Quotidiano” sta cercando altre strade. Diverse da quelle di Santoro, che è stato anche europarlamentare Pd. Travaglio è più sensibile alle inchieste delle Procure e ai richiami “rivoluzionari” di Beppe Grillo. Presto o tardi le due posizioni dovevano entrare in collisione. I segni premonitori c’erano già stati.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:14