Mutilazioni genitali,   la messa al bando

Nella giornata del 18 dicembre 2014, l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione per la riaffermazione della richiesta di messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili (Mgf). La gratificante notizia per gli operatori della tutela dei diritti umani è nella constatazione che tale risoluzione è stata con-sponsorizzata dal Gruppo degli Stati Africani e da altri 71 Stati membri dell’assemblea generale delle Nazioni Unite. La campagna sulla messa a bando delle mutilazioni genitali femminili è il frutto di un impegnativo e duro lavoro di organizzazioni non governative africane ed europee, una coalizione nominatasi BanFGM, costituitasi grazie all’incessante lavoro di “Non c’è pace senza giustizia” e dell’ex ministro degli Esteri, Emma Bonino.

“Non c’è pace senza giustizia” e il Partito Radicale hanno accolto con immensa gioia la risoluzione di messa al bando delle mutilazioni genitali femminili”, ha dichiarato Alvilda Jablonko, coordinatrice del programma internazionale sulle Mgf di “Non c’è pace senza giustizia”. Dal giorno successivo alla data del 18 dicembre, il numero di Paesi che sostiene la risoluzione di messa al bando è aumentato, 21 paesi in più rispetto al 2012, un segnale che evidenzia una generale crescita di consenso nel porre termine alle mutilazioni genitali femminili e nel ribadire con decisione i diritti delle donne e delle bambine. Un sintomo accolto con felicità da tutti quegli attori che lavorano per l’affermazione di una lampante giurisdizione che bandisca le mutilazioni genitali femminili nei Paesi dove sono ancora praticate.

La diffusione e la promulgazione di tale legislazione è fondamentale nel rafforzare la concreta azione sociale di coloro che sfidano le pressioni sociali ancorate alla tradizione dei costumi e delle usanze e per la protezione delle vittime da tale pratica degradante per la dignità umana. Anche in quelle nazioni dove è presente un quadro legislativo favorevole alla tutela e al rispetto dei diritti delle donne e delle bambine spesso manca una volontà politica nel rendere tangibile l’azione legislativa. Rafforzare la cooperazione tra istituzioni politiche, Ong e società civile è un processo fondamentale per migliorare l’azione della giurisdizione che abbia come obiettivo l’eliminazione totale di tale pratica lesiva per i diritti umani. L’impegno è quello di creare un futuro privo dalla minaccia delle mutilazioni genitali femminili.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:08