Berlusconi e Salvini sul sentiero comune

Perché ci si meraviglia della ritrovata intesa tra Forza Italia e Lega? L’anomalia, se proprio la vogliamo cercare, è stata il patto del Nazareno, non il ricompattamento del Centrodestra. Il tramonto della strategia delle geometrie variabili sta riportando il partito di Berlusconi nel suo alveo naturale che è la destra. Può dirsi concluso l’azzardato tentativo di creare, sull’onda del successo renziano, un nuovo rassemblement liberal-riformista, pensato per mettere insieme pezzi significativi di quell’area moderata disseminata sui bordi interni di entrambi i campi ideologici.

Per un po’ il vecchio leone di Arcore aveva creduto possibile intestarsi una nuova pagina, dopo quella del ’94, della storia politica del paese. Sbagliano coloro che, per incapacità o malafede, hanno tentato di ridurre tutto ciò che è accaduto in quest’ultimo anno a una squallida questione di interessi personali legati alla “roba” o ai guai giudiziari della persona Berlusconi. Non v’è dubbio che il leader di Forza Italia abbia preso un abbaglio valutando possibile il progetto, probabilmente ispirato dal vecchio amico Sandro Bondi, di portare il giovane Renzi a compiere una svolta in senso bleariano. Si è dato un credito eccessivo di statura al giovanotto, la cui unica aspirazione resta il galleggiamento per la conservazione del potere conquistato. Tuttavia, il tentativo era nobile e nient’affatto miserabile. In fondo, bisognava provare.

Ciò detto, resta il fatto che il quadro complessivo dei rapporti di forza tra Stati e sistemi economici all’interno della comunità occidentale avrebbe imposto una più approfondita riflessione. Forza Italia, in passato, ha subito la suggestione interclassista del “double-face”. Per come si sono messe le cose oggi non è più possibile stare con lo stesso piede in due scarpe. Bisogna scegliere. O ci si dichiara sostenitori senza se e senza ma dell’economia capitalistica globale con tutto quel che ne consegue oppure si fa la battaglia per difendere le ragioni delle comunità territoriali. Il ceto medio tradizionale è stato frantumato dalla crisi. Una cospicua parte di esso è scivolato sotto la soglia di povertà. Ora, questa massa che ha smesso di essere silenziosa merita o no di essere rappresentata? È pensabile di abbandonarla nelle mani delle forze antisistema come il Movimento 5Stelle?

Berlusconi se vuole risalire la china del consenso deve predisporre una risposta articolata che sappia guardare alla maggioranza degli italiani i quali, per loro disgrazia, sono i nuovi vinti della storia. Lasci pure che sia Renzi l’interlocutore prediletto degli speculatori, dei turbo-capitalisti e dei finanzieri d’assalto. Non sarà con le loro ricette che il paese si solleverà. E i cittadini, finita l’iniziale infatuazione per il giovane fiorentino, stanno cominciando a coglierne l’ambiguità politica e umana. E sapranno convintamente dimostrarlo nelle prossime urne. L’unica cosa di cui Forza Italia ha bisogno al momento è di ritrovare una linearità di percorso che non disorienti il suo elettorato.

Prenda esempio da Salvini che, in nome della coerenza, non vuol sentire parlare, neanche per sbaglio, di Angelino Alfano. Ha ragione. Si convinca anche Berlusconi che il suo antico delfino, dopo le recenti figure barbine rimediate, è un “dead man walking”, un morto che cammina. Politicamente parlando, si intende. Lui e i suoi non hanno futuro se non aggrappati al carro del vincitore. Chiunque esso sia. Ma non è lontanamente immaginabile che un elettorato tradito possa pensare di affidare nuovamente la propria dote a coloro i quali, il giorno dopo la chiusura dei seggi, se la vanno a spendere presso gli avversari per ottenerne in cambio uno strapuntino personale. Non ci saranno altri Monti e compagni a carpire la buona fede degli italiani contrari alla sinistra. Oggi, a destra, si avverte il bisogno di riscoprire gli antichi valori che hanno caratterizzato un’identità politica.

Lealtà, fermezza, dignità, onore non sono strumenti della retorica, come ebbe invece a dire un’arrembante dirigente del Pd nel corso di una trasmissione televisiva. Sono carne e sangue di un popolo. Sono le nostre virtù più care con le quali un collaudato cialtrone della razza di Matteo Renzi non ha nulla, ma proprio nulla, a che spartire.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:35