Piano Rai, Gubitosi il 4 marzo da Fico

Il Consiglio di amministrazione della Rai, riunito in trasferta a Milano, ha fatto 5-3 sul via libera all’accorpamento dei telegiornali. Il direttore generale, Luigi Gubitosi, l’ha spuntata e ora spiegherà mercoledì prossimo i dettagli del progetto di riorganizzazione delle testate giornalistiche alla Commissione parlamentare di vigilanza.

I consiglieri Antonio Verro, Rodolfo De Laurentiis e Guglielmo Rositani hanno votato contro all’operazione che secondo i vertici di viale Mazzini dovrebbe portare, a regime, risparmi tra gli 80 e i 100 milioni di euro. “Erano 35 anni – ha detto il presidente della bicamerale, Roberto Fico (M5S) – che non si procedeva ad una riforma dell’informazione Rai”. Si riferisce in verità al varo della Terza Rete, che iniziò le trasmissioni nel dicembre del 1979 sotto la guida del trio Biagio Agnes (per conto della Dc di De Mita), Sandro Curzi-Angelo Guglielmi (a nome del Pci di Enrico Berlinguer).

Non si sa cosa comporterà il piano Gubitosi, anche alla luce di quanto sta preparando il Premier Matteo Renzi ed al lancio dell’Opa da parte della controllata Mediaset Ei Towers sul cento per cento di Rai Way che possiede le antenne televisive per un valore di 1,2 miliardi di euro. Il governo però ha già ribadito che il 51 per cento delle torri pubbliche resterà in mano pubblica. La discussione è finita, come dice Renzi, oppure la partita sul sistema radiotelevisivo è di nuovo da giocare? Lo ha fatto comprendere lo stesso Presidente del Consiglio, quando ha affermato che occorre “considerare le operazioni di mercato per quello che sono. Non operazioni politiche, ma di mercato. Perché il mercato sia rispettato occorre la libertà di chi sta sul mercato e il rispetto delle regole”.

Berlusconi e i vertici di Cologno Monzese sono di nuovo in prima fila come avvenne ai tempi della Legge Mammì e poi in quelli della Gasparri? Gli attacchi su tivù e libri Rcs fanno pensare che ci siano in gioco non solo miliardi, ma le visioni del futuro assetto del sistema delle comunicazioni. La formulazione del piano Gubitosi sembra andare verso gli orientamenti di Renzi, pur tenendo conto delle indicazioni della Commissione parlamentare di vigilanza. Le testate Rai saranno così accorpate in due sole newsroom, mantenendo però i loro marchi e i loghi a garanzia, come osservava Fico, del pluralismo e di una specifica identificabilità. Si passerà pertanto a “Rai Informazione 1” con un direttore e 6 vicedirettori, che accorperà Tg1, Tg2, Rai Parlamento superando la frammentazione delle varie edizioni giornaliere, rimodulando il piano logistico della Palazzina A di Saxa Rubra. “Rai Informazione 2” accorperà RaiNews24, Televideo, Tg3 e Tgr affidando alla testata per l’informazione regionale un ruolo centrale per un flusso costante di notizie dalle periferie. Ci sarà poi un direttore per la Radio e uno per lo Sport.

Si eviteranno sprechi e duplicazioni? È tutta una scommessa anche perché la Rai non è solo telegiornali e giornali radio. I problemi che sono davanti a Palazzo Chigi partono dalla proprietà che appartiene al ministero dell’Economia, dalle modifiche alla Legge Gasparri sul varo di una Fondazione e le relative nomine del Cda, sulla revisione del canone e il contratto di servizio Stato-Rai che scade nel 2016.

Secondo il tam-tam di Saxa Rubra (redazioni in subbuglio per gli inevitabili spostamenti), l’ipotesi più probabile è quella di una breve proroga del tandem Tarantola-Gubitosi poiché a giugno occorrerà presentare i palinsesti autunno-inverno 2015-1016 e chiudere il bilancio 2014 che, pur in attivo di alcune decine di milioni, presenta grosse preoccupazioni per gli investimenti.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:26