L’ordine giudiziario  vs potere esecutivo

Ma che, per caso, l’ordine giudiziario si sta impadronendo del potere esecutivo? Tra le tante illazioni giornalistiche su chi - attraverso un rimpastino di Governo - prenderà il posto del dimissionario Lupi, certamente non vittima dell’indagine giudiziaria non essendo indagato ma vittima del clamore mediatico alimentato dalle intercettazioni telefoniche, si fanno i nomi di due magistrati: Cantone e Gratteri.

Vi è da rimanere allibiti ed esterrefatti se la notizia dovesse rilevarsi fondata. Ma davvero il popolo italiano, quello che dopo la fine della Seconda guerra mondiale ha preso atto del varo della Carta Costituzionale, potrebbe ancora subìre dopo sessanta anni che le norme poste dai padri costituenti continuino ad essere violate con il beneplacito dei partiti tutti? Il principio fondamentale sul quale si fonda in Italia il sistema democratico è la divisione dei poteri: il potere legislativo (Camera e Senato), quello esecutivo (il Governo) e quello giudiziario. Il tutto con una caratteristica fondamentale: l’autonomia e l’indipendenza l’uno dall’altro con una ulteriore precisazione, e cioè che il potere giudiziario viene esercitato da dipendenti statali, i magistrati, che sono soggetti alla legge. Questa precisazione fa sì che il potere giudiziario non sia un potere, bensì un Ordine.

Con tutte le anomalie che contraddistinguevano i tantissimi anni nei quali la Democrazia Cristiana dominava la scena politica, fino al 1994, tale suddivisione è stata in qualche modo rispettata con l’avvicendarsi dei tanti Presidenti della Repubblica che intervenivano quando all’orizzonte cominciava a prendere spazio la magistratura nata a Frattocchie, nella scuola diretta da Violante, e che ha consentito la nascita delle correnti in seno alla Anm. Con la stagione di Tangentopoli si aprì l’epoca della invasione del potere giudiziario negli altri poteri, condizionandoli pesantemente. Di Pietro ne fu l’emblema, a tal punto che abbandonò la magistratura per dedicarsi alla politica e per alcuni periodi al Governo del Paese. Durante l’Era berlusconiana tale invasione divenne legittima e supportata dal potere politico, che per combattere i trionfi elettorali dell’ex Cavaliere si giovò come sappiamo di questo anomalo sistema.

Ma la violazione costante della Costituzione ebbe il suo apice durante l’Era di Re Giorgio, che con abilità indiscussa defenestrò il Cavaliere, come è stato dimostrato dal complotto che ormai nessuno più pone in discussione, dando vita ad un governo tecnico appoggiato dal Pd e dal Pdl e guidato da un tecnocrate, nominato prima senatore a vita. Sciolto il Parlamento, Re Giorgio indice le elezioni, con la certezza del trionfo di Bersani e del Pd, utile per far governare finalmente la sinistra. Ma, contrariamente alle previsioni, il Pd vince ma di misura nei confronti del M5S e del Pdl. Bersani viene sbeffeggiato da Grillo, e non riuscendo a formare il Governo viene messo da parte.

Napolitano, preso atto del fallimento di Bersani, si inventa il Governo delle larghe intese coinvolgendo anche Berlusconi e nominando come Premier Enrico Letta. Sappiamo come finì il Governo Letta e, avendo Renzi vinto le Primarie con la conseguente nomina a segretario del Pd, Re Giorgio gli conferisce l’incarico di formare il nuovo Governo. Del popolo sovrano che, già stanco e disilluso, in maggioranza non aveva votato, nessuna traccia, mentre viene eletto Presidente del Senato l’ex magistrato Grasso e come parlamentari del Pd altri magistrati, fra i quali l’intramontabile Casson che vuole fare il sindaco di Venezia.

Da tre anni a questa parte la democrazia rappresentativa è stata messa da parte, mentre la magistratura e quindi il potere giudiziario, con le inchieste e quant’altro, continua ad invadere la sfera di competenza degli altri poteri, complice il pifferaio fiorentino che non solo per l’inchiesta fiorentina che non vede coinvolto Lupi ma per le tante promesse non mantenute dovrebbe dimettersi.

Immaginate solo per un momento se il ministero delle Infrastrutture, dicastero cardine per gli investimenti, venisse affidato ad un magistrato. Quali conseguenze potrebbe avere l’evento sui tanti invocati investimenti in Italia da parte delle multinazionali estere che sono già terrorizzate dal pessimo funzionamento della giurisdizione civile? È davvero giunto il momento della rivolta se in Italia vogliamo ancora parlare di democrazia.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:34