Governo di legislatura ed elezioni anticipate

L’accelerazione del Premier sull’Italicum è l’arrocco che può far entrare in cortocircuito tutto l’assetto politico. Una bomba posta alle soglie di una tornata elettorale “scomoda” per tutti: per il centrodestra frantumato in mille rivoli e senza un barlume di progetto, per una sinistra ancora in cerca d’autore e, persino, per Renzi in pieno guado del Rubicone delle riforme ed in procinto d’incassare i “dividendi” politici di una ripresa alle porte.

Un missile puntato sulle elezioni anticipate, ma che in realtà ha ben altro obiettivo: contribuire alla deflagrazione dell’attuale assetto politico per giungere alla definizione di una nuova e più solida maggioranza. Se infatti dovesse confermarsi la decisione della minoranza Pd di non sostenere l’Italicum (pena la perdita di ogni credibilità e rilevanza politica) ed affossare definitivamente l’esperienza del Pd di veltroniana memoria, due potrebbero essere gli scenari possibili: il ricorso immediato (14 giugno) alle urne in un maxi-election-day (politiche, regionali e amministrative) ma con tutte le insidie (impossibilità di una “gestione attiva e diretta” sulle liste) derivanti dall’applicazione del Consultellum (proporzionale puro con preferenze).

O, più verosimilmente, la strutturazione di una nuova maggioranza costituita dal cosiddetto Partito di Renzi (Pdr) ovvero dalla maggioranza Pd, da Area Popolare e gli altri cespugli centristi (Scelta Civica, Cd, ecc), dai “responsabili” del centrodestra (Verdiniani e Gal). A cui potrebbero aggiungersi i voti (non determinanti, ma utili) degli ex-grillini. Apparentemente un “pastrocchio” per tirare a campare e rinviare le elezioni politiche fino, almeno, alla primavera 2017 (l’Italicum prevede la cosiddetta clausola di salvaguardia che - nei fatti - affranca il 2016). Per altri assioma di un progetto politico vero e proprio che permetterebbe a Renzi di “rivoluzionare” il partito con un nuovo nome ed una connotazione programmatica assai più riformista e, al contempo, agevolare la strutturazione di un “polo” moderato con cui costituire un’alleanza culturale e politica solida. Per così dire, un “Governo di legislatura” in cui far convivere al meglio la visione riformista, lo spirito liberale e l’afflato popolare.

Una sorta di “polizza” politica a garanzia del completamento (possibilmente più meditato) delle riforme, di un rafforzamento della ripresa economica e della riconquista per l’Italia (grazie anche all’Expo) di un posto di primo piano sullo scacchiere mediterraneo e mondiale.

Aggiornato il 27 aprile 2020 alle ore 14:12