La storia di Caterina e l’approccio di genere

Si è svolto a Napoli, presso la Biblioteca dell’Università di Filosofia della Federico II, il 9 aprile scorso, un’interessantissima conferenza su “Identità di genere e travestimenti in età moderna e contemporanea”, a partire dalla presentazione del volume di Marzio Barbagli “Storia di Caterina che per otto anni vestì abiti da Uomo” (Editore Il Mulino).

Il seminario, organizzato dai professori Laura Guidi e Massimo Cattaneo, ha affrontato numerosi interrogativi collegati all’approccio di genere durante l’età moderna e contemporanea, dibattendo sulle tematiche degli studi sul lesbismo e l’omosessualità nel corso degli ultimi secoli. Il seminario si è svolto analizzando il volume di Barbagli che riscopre la storia di Caterina Vizzani, che il medico e studioso Giovanni Bianchi ha reso nota in un volume pubblicato nel 1744, tradotto in numerose lingue e che Marzio Barbagli ripropone.

Affrontate, nel corso del dibattito, le problematiche che oggi sono collegate alle principali discipline che compongono i gender studies (antropologia, psicologia, sociologia, storia, ecc.) che hanno iniziato ad affermarsi solo un secolo dopo la morte di Caterina. Caterina non poteva dire di se stessa “mi dichiaro lesbica” o “omosessuale”, perché queste parole non esistevano nel vocabolario italiano.

Prima che la comprensione dell’essere umano diventasse scienza, sono state diverse le spiegazioni del perché alcune donne fossero inclini a comportamenti sessuali “innaturali”. Una certa conformazione delle mani. L’essere cresciute in un Paese dal clima mediterraneo, dove le temperature più alte accentuano l’inclinazione alla lussuria. Sbalzi improvvisi della temperatura quando si è ancora nell’utero materno. Una clitoride ipertrofica. Quest’ultima opzione, che oggi conosciamo come intersessualità e che non ha nulla a che vedere con l’essere gay o lesbica o bisessuale, fu la più accreditata fino ai primi anni del Novecento.

Il travestitismo, invece, parte da tutt’altre ragioni. Come hanno ben descritto le professoresse Laura Guidi e Anna Maria Rao, che ha aperto e moderato i lavori, la scelta di indossare abiti maschili era spesso motivata da ragioni economiche e di ascesa sociale. La fuga da una situazione familiare difficile, da un matrimonio combinato e non voluto, il desiderio e la passione di voler svolgere una professione di esclusiva prerogativa maschile. La storia di Caterina, infatti, si inserisce in questo filone. Caterina non aveva particolare passione per il travestitismo, vi fu costretta perché, quattordicenne, iniziò una storia d’amore con una sua coetanea e, scoperta dai genitori dell’amata, fu costretta ad assumere un’identità maschile ed a fuggire.

Se nell’epoca della contemporaneità ci pare assurdo, nel ‘700 episodi sparsi, racconti e leggi repressive, testimoniano che il mutamento anagrafico e sessuale non erano poi così rari. La novità dell’approccio di Bianchi lo costrinse a stampare “alla macchia” a Firenze dopo che le autorità religiose sia di Firenze che di Venezia gli avevano negato l’imprimatur, ma gli garantì l’attenzione del pubblico straniero. John Cleland tradusse infatti in inglese il suo opuscolo nel 1751, non senza aggiungere commenti moralistici e di condanna che modificavano il tono generale dello scritto. Questa traduzione fu ulteriormente tradotta in tedesco su una rivista di stampo accademico nel 1755. Un saggio storico determinato ma appassionante, da leggere come un romanzo, da consigliare a chi pensa che certe cose siano pura testimonianza dell’epoca moderna e non una realtà sociale molto più antica.

Marzio Barbagli si conferma uno dei maggiori storici della vita delle persone, ricordando una storia che è così lontana ma che in molti vivono ancora nell’attualità; un attualità, soprattutto italiana, che non vuole regolarizzare e accettare la libertà sessuale. Durante il dibattito è emerso un dato significativo: il 25 per cento degli italiani non accetta il matrimonio tra omosessuali. Forti del restante 75 per cento, non si può che lavorare per il rafforzamento dei diritti civili, fondamentali e inalienabili per tutti gli individui.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:33