Porcellum e Scrofum

Finito l’orgasmo della vittoria fiduciaria parlamentare sulla nuova legge elettorale, resta in tutti un grande vuoto. Un sapore dolceamaro in bocca. Anche perché se il Pd non abolirà il Senato nella forma attuale, la nuova legge elettorale valida solo per una Camera dal 2016 in poi abortirà.

Non si vede, negli aspetti fondamentali, in cosa poi differisca la vecchia legge elettorale Porcellum, portata al pubblico ludibrio davanti all’opinione pubblica per anni e poi condannata istituzionalmente, dal nuovo Italicum. Surrettiziamente entrambi i sistemi introducono premiership e scandalosi premi di maggioranza. Entrambi affidano la nomina degli eletti alle cabine di segreteria senza rapporto con gli elettori. L’unica differenza di rilievo sta nei maggiori poteri per il premier, equiparato al capo dello Stato. Nella tattica c’è la centralità della lista sulle coalizioni, oggi utile premio per il Pd o per il M5S di domani, sicuro danno per l’attuale destra frammentata.

La nuova legge, che per coerenza sull’epiteto precedente dovrebbe essere chiamata Scrofum o Scrotrum, ribadisce la volontà di abbattere i fondamentali della Costituzione scritta per una Repubblica parlamentare, proporzionale, dove tutti erano deboli tranne l’ultima minoranza. Proseguendo l’intento di Silvio Berlusconi, Matteo Renzi ha blindato insieme cancellierato e maggioritario, versione mutante di quelle europee. Lo Scrofum dà tutti i poteri ad uno stretto vertice, che diventa veramente il più forte in una Repubblica de facto presidenziale e presto monocamerale. Tutti i difetti precedenti, strillati per anni anche da tutto il Pd, incluso Renzi, vengono confermati.

Lo Scrofum viene però ben accolto da media e poteri forti perché è comunque risultato del Pd, partito dell’establishment burocratico e promette di facilitare le permanenza del suo governo. Il ché dimostra che tutta l’ira contro vecchi, nominati, caste, burocrazia, partiti e segreterie era del tutto strumentale. Che le piazze che hanno creduto alle campagne del cambiamento sono state credulone. Che è stata una grande caciara di dimensioni galattiche messa su solo per motivi di fazione contro il centrodestra al potere.

La legge è, per ironia della sorte, una vittoria di Berlusconi, volta contro di lui. Un po’ come l’eredità di Cesare sottratta da Ottaviano al legittimo Antonio. Dove l’operato della destra si era limitato a creare un roseo e grazioso porcellino, la sinistra, sempre più grave e greve, ha creato un robusto, irsuto, coriaceo maiale, molto più pericoloso e indigeribile.

L’ultimo voto fiduciario l’hanno dato 334 deputati: 263 del Pd, 33 alfaniancasinisti, 25 ex montiani, 13 tabacciani, 18 nenciniani. L’hanno dato i nuovi parlamentari, giovani e donne del Pd, cresciuti a convention, workshop e dispense a fumetti, che non sono di sinistra o di destra, ma governativi, in quanto carrieristi. Con loro tanta altra gente eletta con e da Berlusconi, al centro e da destra. È stata una maggioranza centrista se non destra a votare lo Scrofum. Tra chi non l’ha votata, solo i 65 Pd postcomunisti e i 15 leghisti, forse i 91 grillini, avrebbero voluto l’antico proporzionale secco, garanzia di crisi e rielezioni a go go. Più combattuti i 70 forzisti e gli 8 rampelliani, sostenitori storici del maggioritario.

Sulla strada di due che si sono odiati parecchio come Craxi e Segni, sulla via di Berlusconi, Renzi impone il suo Scrofum e si gode oggi la vittoria ed il cambiamento, a prescindere dai contenuti. D’altronde anche per Berlusconi il Nazareno ed i suoi patti non contavano per i contenuti della legge elettorale quanto per il connubio Pd-Fi che ridava vitalità al suo partito. Che ha comunque capitanato una strana opposizione sinistro-destra-indignata.

L’impianto legislativo inverte le parti del debole premier e del forte presidente. Chi ama la Costituzione fa bene ad indicare il pericolo. Chi preferisce realtà e modernità, esulterà sapendo che non ci saranno mai più dei Napolitano e degli Scalfaro. Il prossimo passo metterà sotto il Csm, l’unico potere oggi capace di mettere in ombra il premier. Dopodiché l’inquilino di Palazzo Chigi sarà uguale ai suoi colleghi anglo-franco-americani.

p.s.: in omaggio alla madrina del provvedimento, che viene dalla terra dei butteri e dei cinghiali, lo slogan di 30 anni recita: “Dal cinghialone a consorte”.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:01