Forme di fanatismo

Lo scorso 20 giugno, a Roma, una manifestazione contro il gender e in difesa della famiglia tradizionale ha invaso piazza San Giovanni. I partecipanti, religiosi oltranzisti di matrice cattolica, erano tanto infervorati che neppure la pioggia battente li ha fatti desistere (né l’acqua li ha risvegliati dai loro deliri). Centinaia di migliaia di “no” alle unioni civili e al gender nelle scuole.

Non è certo compito nostro giudicare. In un Paese libero e democratico è giusto e sano che ciascuno possa manifestare liberamente il proprio pensiero in un’ottica pluralista. Tuttavia, esistono pur sempre dei limiti, dettati, se non altro, dal buon senso. Alcune dichiarazioni di personaggi saliti sul palco di piazza San Giovanni lasciano veramente senza parole. Kiko Arguello, iniziatore del “Cammino Neocatecumenale”, di origine spagnola, che per una buona mezz’ora ha intrattenuto la folla debordante, rappresenta un esempio di quello che chi non abbraccia il loro credo chiama fanatismo.

Arguello ha parlato di tutto, cantato... quasi uno showman. Molti i temi del suo lungo intervento: dall’“Europa che sta combattendo contro il Vangelo”, agli italiani che non battezzano più i loro figli (sembra siano il 38 per cento), all’Apocalisse, ai bambini infelici cresciuti da coppie omosessuali. Il signor Arguello, definito una “star” tra i neocatecumenali (!), ha quindi fornito una sua interpretazione circa il femminicidio, e le sue cause. In sintesi colpa delle mogli che non amano più il proprio partner (ops, marito, Arguello non avrebbe mai e poi mai concepito un legame al di fuori del matrimonio). Vorremmo ricordare al signor Arguello che in Italia nel 2013 sono state uccise 179 donne, in buona parte da mariti e compagni gelosi o da ex. La colpa era certamente delle vittime, giusto?

Mister Kiko ha quindi portato l’esempio delle due bambine rapite e uccise in Svizzera dal proprio padre. Secondo Arguello, quest’uomo, essendo ateo e non avendo l’amore di Dio, viveva alimentato dall’amore della moglie. Nel momento in cui la moglie lo ha lasciato, lui ha provato l’inferno, dovendo vivere senza amore. Per far comprendere alla sventurata il dolore terribile che questa scelta gli aveva provocato, ha dapprima pensato di ucciderla, per poi virare sulle figlie.

Una spiegazione allucinante. Non una parola di critica verso questo comportamento, come se uccidere i propri figli sia una pratica ammissibile nel caso in cui si venga abbandonati dalla propria compagna! Chiunque ben sa quanto sia dolorosa la fine di una relazione d’amore, ma chi non è affetto da disturbi psichiatrici gravi riesce a superare il “succitato inferno” e ricostruirsi una vita, senza mietere vittime e spargere sangue nel mentre. Maurizio Crozza ben definirebbe “agghiacciante” questa lettura e in questo caso il termine sarebbe veramente appropriato. La cosa grave di tutto questo, di cui Arguello rappresenta solo la punta di un iceberg, è il senso di condanna alle coppie omosessuali che queste persone si permettono di proclamare. Sentir parlare figuri di questo tipo in un “Family day” (una giornata in difesa della famiglia!) appare veramente sconcertante. Alle spalle di Arguello, un enorme manifesto recava una scritta a caratteri cubitali: “Stop al gender nelle scuole. Famiglie, difendiamo i nostri figli”.

Una domanda sorge spontanea, la cui risposta è altrettanto immediata. I figli vanno certamente difesi, bisogna solo stabilire se proteggerli dagli “omosessuali”, rei di provare un amore verso persone dello stesso sesso, dipinti come esseri oscuri, feroci mangiatori di bambini e una minaccia all’umanità, o da questo irragionevole fanatismo! Più che condivisibile la dichiarazione di Andrea Marcucci, primo firmatario del ddl che istituisce le unioni civili: “Le unioni civili non sono contro qualcuno, ma a favore della parità di diritti”.

 

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:41