Due provocazioni utili da meditare

sabato 15 agosto 2015


Dico la verità: sono rimasto colpito da due articoli del nostro giornale dell’altro giorno che sembrano molto distanti uno dall’altro trattando di argomenti diametralmente opposti. Il primo trattava, anzi, maltrattava Giuliano Ferrara, il secondo riguardava lo Stretto di Messina. Io stesso mi sono chiesto di botto per quale oscura ragione i due temi mi celassero un segreto unificante e ho avuto quasi pudore a svelarmi uno snodo di associazione concettuale tanto ardita quanto effimera, se non fosse che, al fondo di qualsiasi snodo interiore c’è sempre un quid degno di essere portato a galla, di essere disvelato, anche se banalmente.

Cosicché, sempre banalmente, mi sono reso conto che l’unificatore dei due “pezzi” distanti anni luce era ed è lui, sì, sempre lui, il nostro Silvio Berlusconi, o per per meglio dire il Cav, come l’ha soprannominato l’Elefantino a sua volta pluritrafitto dalla penna di Massimano. Ma non è questo quello che importa, se non per via della forzata emersione, dalle parti dello Stretto di Messina, dell’immortale leader di Forza Italia. Diciamola tutta: lo Stretto di Messina e il ponte sul suddetto è un sogno che viene da lontano. Mi sovviene un vivido ricordo di Bettino Craxi, reduce da un tour nelle terre d’origini paterne, credo a San Fratello, dove aveva annunciato l’imminente costruzione del Ponte sullo Stretto. Era a dir poco entusiasta, oltre che sicuro della riuscita del progetto. Ma ricordo anche i sorrisini discreti di alcuni membri della direzione del Partito socialista, siciliani ovviamente ancorché fedelissimi di Bettino, che lasciavano trasparire un bonario scetticismo a proposito dell’annuncio. Ah, la saggezza della millenaria tradizione sicula... Che c’entra ora Craxi con Berlusconi? C’entra, c’entra. Perché anche il Cav ebbe lo stesso moto di sognante certezza quando pronunciò la fatidica promessa della costruzione del Ponte, con tanto di spiegazione pedagogica, arte sublime nella quale il leader di FI ha primeggiato.

E ritorno all’articolo e alle utili provocazioni di Massimano per aggiungervi, di mio, non altri strali contro Ferrara ben conoscendone la scorza dura - per forza è... l’Elefantino! - ma solo una considerazione che innervava e innerva le sue argomentazioni favorevoli ad uno nuovo “Nazareno” fra Silvio e Matteo, un patto che è visto come il fumo negli occhi da moltissimi politici e giornalisti. La considerazione basica non riguarda il Patto da riesumare o meno (in parte lo è già oggi) ma l’essenza di Forza Italia, il suo cuore, il suo presente e il suo futuro. L’Elefantino ricordava, a tale proposito, sia pure in un inciso, che FI è Berlusconi e viceversa e che dunque, senza Berlusconi, il suo movimento non ha alcuna speranza, anzi nessuna ragione di esistere e di sopravvivere. Difficile non concordare.

Cosicché, se Silvio vuole ricompattarsi con Renzi lo farà, indipendentemete da quanto vorranno i nemici di tale “inciucio” che oggi mostrano il volto delle armi ma sanno benissimo di fare ammuina. Come del resto hanno fatto sempre. Perché questo è il punto dolente di FI, questo è il peccato mortale, la vera colpa del suo gruppo dirigente: di avere sempre avuto una fede pronta, cieca e assoluta senza preoccuparsi di creare un humus favorevole alla crescita di una pianta se non autonoma dal Cav, per lo meno in grado di muoversi e innalzarsi senza il girello berlusconiano. Che, tra l’altro, è indispensabile anche per creare le condizioni di una convergenza obbligatoria delle forze moderate, altrimenti saranno guai molto seri. Altro che minacciare elezioni anticipate, che è, invece, l’allarme interessato che agita il Premier, ai suoi “sinistri” innanzitutto, e agli altri.

Ma ritorniamo al “pezzo” nostrano, anche questo una bella provocazione, sullo storico Ponte, che aveva messo in standby il mio subconscio. La richiesta di tornare a rilanciare l'idea, il progetto, la speranza, il sogno, ha ridestato i fallimenti onirici precedenti, ma può smuovere le acque morte in un settore vitale delle opere pubbliche nel Meridione che languono o, quel che è peggio, sono lasciate a metà da decenni, basti pensare al disastro di un Rosario Crocetta che a quasi un anno di distanza dal crollo non è stato capace di costruire un cavalcavia sull’autostrada che unisce l’Isola, tuttora spaccata in due. E si tratta di un ponticello, di una micro-opera pubblica, di un interventino straordinario da far realizzare da qualsiasi Protezione civile. Mica il Ponte sullo Stretto di Messina, ci mancherebbe. E vedrete che prima o poi il furbo e svelto Premier fiorentino ne parlerà. Forse con più speranze degli altri, perchè, ammettiamolo sia pure a denti stretti, Matteo Renzi è l’unico e l’ultimo che può farcela. E, vedrete ancora, non mancherà l’ok del Cavaliere. Un inciucione? Un nuovo inizio nazarenico? Di certo un barrito favorevole si alzerà. E non solo quello. Ecco l’utilità delle nostre provocazioni.

 


di Paolo Pillitteri