Ferrara, l’originalità  che ha stancato

Di fronte a sagaci pensatori come Giuliano Ferrara, capaci di interpretare la realtà utilizzando chiavi di lettura complesse che ai comuni mortali non verrebbero mai in mente, bisogna togliersi il cappello mostrando deferenza e rispetto. Ho sempre pensato che fosse così e ho sempre letto e riletto con attenzione i suoi ragionamenti fino a quando non mi sono accorto che anche Ferrara sta invecchiando e si sta lasciando travolgere da quella che definirei “sindrome da condominio”, ampiamente palesatasi nella sua intervista al Corriere della Sera.

Si tratta di un morbo che colpisce coloro che sono avanti con gli anni e che consiste in un inutile spreco di tattica applicata a vicende che abbisognerebbero di approcci molto più semplici e lineari. Ma, mentre per il vecchietto comune il morbo in questione riguarda le scale condominiali piuttosto che le pertinenze del proprio stabile, per Giuliano Ferrara c’è il “Condominio Italia” con annessi inutili tatticismi nel rapporto tra Berlusconi e Renzi.

Ferrara, sempre originale nelle sue posizioni, dopo essersi trasformato in ateo devoto, adesso è devoto a Denis Verdini e sogna la rinascita di quel Patto del Nazareno che (secondo l’Elefantino) tanti giovamenti addusse all’Italia. Sì, ma quali? Ferrara ne balbetta un paio: la legge elettorale e la riforma del Senato. Ma vediamo il Ferrara-pensiero: secondo l’ex direttore de “Il Foglio”, Matteo Renzi durerà fino al 2018 e porterà l’Italia fuori dalla crisi (come?) pur non avendo i numeri al Senato.

A questo punto Silvio Berlusconi, che non è più il principe dei consensi e che se non si alleasse con il Governo sarebbe costretto a farlo con Matteo Salvini (qual è il problema non lo si capisce), dovrebbe entrare nella storia facendo la stampella di Renzi sulle riforme e su mille altri pasticci attivando un nuovo patto. Volendo ragionare per assurdo, se Ferrara avesse ragione, piacerebbe domandargli cosa accadrebbe un secondo dopo il 2018. Con che faccia il centrodestra dovrebbe presentarsi alle elezioni chiedendo il voto in alternativa alla sinistra? In secondo luogo, vista l’emorragia di voti forzisti registrata in occasione del Patto del Nazareno e vista la ulteriore perdita di consenso registrata in occasione della rottura del suddetto accordo, cosa accadrebbe se Renzi beffasse nuovamente Berlusconi violando il patto come accadde in occasione dell’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale? Dove dovrebbero a nascondersi i polli di centrodestra turlupinati ancora dal ragazzino fiorentino?

Ma, secondo Ferrara, andrebbe siglato un nuovo patto per realizzare riforme inutili perché brutte (ma anche brutte perché inutili) come il “monobicameralismo” semi-elettivo, il Jobs act (che non dà risultati se non inserito in qualcosa di più strutturato e complessivo) e la semiporcata elettorale? È questo il bene del Paese? Quella che invoca Ferrara è tattica di breve periodo, è intrighetto di palazzo, è inciucio che ha stancato la gente che ha altro a cui pensare, è onanismo elitario e castaiolo, è roba per chi campa nei palazzi ovattati credendo che i bizantinismi partitici siano la realtà mentre la realtà oggi si chiama crisi economica, immigrazione, pericolo terroristico, liberalizzazioni, debito pubblico, strozzinaggio europeo, speculazioni finanziarie, questione meridionale, questione settentrionale, opere pubbliche, modernizzazione, sburocratizzazione della Pubblica amministrazione, pensioni, servizi sanitari pessimi e costosi, assistenza agli anziani, servizi ai disabili, scuola.

Quello di Ferrara è “giannilettismo” di risulta che stenta a morire, è teoria delle convergenze parallele buona per discussioni colte alla bouvette della Camera, mentre la politica è tutt’altro. La politica, vista da questa parte del cielo, è progetto, è impegno, è onestà, è visione di Paese, è immaginare soluzioni, è unire il centrodestra, è selezionare classe dirigente nuova, è riesumare quella vecchia di qualità se necessario, è alternativa al pensiero unico, è azione contro tutto ciò che frena il progresso, è patriottismo.

La politica è scomoda, non è un patto da salotto.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:36