Tendenza alla bancarotta

Mentre Renzi & Company si concentrano sugli ulteriori pasti gratis da distribuire con la ripresa autunnale della politica (sul tavolo molte idee per mandare in pensione anticipata altre pletore di assistiti, compresa quella del presidente dell’Inps, Tito Boeri, di un assegno universale over 55 per le fasce più povere della popolazione), la Corte dei Conti ha pubblicato una serie di dati agghiaccianti sull’andamento della spesa pubblica. Quest’ultima è cresciuta nel periodo della della crisi ad un tasso proibitivo per il Paese di Pulcinella, con un più 3,1 per cento all’anno. Nel 2014, dunque in piena “Era renziana”, il totale dei pagamenti della Pubblica amministrazione ha raggiunto la stratosferica cifra di 838,1 miliardi di euro. E tutto ciò, si badi bene, è avvenuto in totale controtendenza rispetto all’andamento del Prodotto interno lordo; quest’ultimo sceso dai 1.615 miliardi di euro del 2011 ai 1.542 miliardi dello stesso 2014. In termini di controllo pubblico delle risorse, da sempre un fondamentale indicatore per misurare la libertà economica di un popolo, tutto questo ci dice che siamo passati da un pur eccessivo 50,8 per cento del 2011 ad mostruoso 54,4 per centro nel primo anno della storica rottamazione, con una evidente tendenza al rialzo.

Ora, come sia stato possibile che questo miracolo alla rovescia sia avvenuto riducendo addirittura le tasse lo sa solo il giovane timoniere che occupa la stanza dei bottoni. I numeri, che come diceva un noto capo bolscevico hanno la testa dura, parlano invece una lingua molto diversa rispetto alle chiacchiere e alla propaganda dei signorini soddisfatti al potere. Se il reddito nazionale scende e le spese dello Stato aumentano, visto che il deficit pubblico non è esploso, è matematico che siano aumentate le entrate, cioè il prelievo tributario allargato. In altri termini, così come quotidianamente sperimentano sulla propria pelle famiglie e imprese, le tasse sono aumentate e nulla ci autorizza a pensare che esse possano essere abbassate. Anzi, le continue campagne di bonus e regalie varie promosse dal Premier a getto continuo stanno addensando fosche nubi sull’orizzonte fiscale degli italiani, a cominciare dalle sinistre clausole di salvaguardia con le quali si dovrà molto presto fare i conti. Altro che favole.

 

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:37