La nuova guerra

Vent’anni fa più d’un sociologo sosteneva che flussi migratori eccessivi avrebbero potuto causare una guerra tra Nord e Sud economici del mondo. Nessuno però si spinse ad ipotizzare che i flussi migratori avrebbero potuto costituire una guerra bianca capace di destrutturare le Società dell’Occidente. Più o meno dichiaratamente l’immigrazione è oggi al primo posto nelle agende dei governi UE. La presunta superiorità etica dell’Occidente e il senso di colpa per il passato coloniale e neocoloniale impediscono però di inquadrare il problema dalla prospettiva giusta. Alcuni punti fermi.

Primo: l’immigrazione dall’Africa e dal Middle east in Occidente è ineluttabile. L’affermazione a livello planetario dei modelli di vita occidentale ha inculcato nell’immaginario delle popolazioni di quei paesi l’idea che l’UE sia l’El Dorado dove ogni problema è risolvibile. Noi sappiamo che non è vero ma convincere un siriano o un subsahariano è impossibile.

Secondo: le frontiere non sono più impermeabili. Ad impedire la difesa col gladium di quelle geografiche stanno le nostre costituzioni; ad impedire la difesa di quelle culturali sta l’indisponibilità degli immigrati a mediare le loro convinzioni spirituali e culturali ed accettare le nostre concezioni di Stato, Giustizia, Ordine civile e famigliare.

Terzo: l’immigrazione in atto non si pone il problema dell’integrazione ma quello della difesa della propria identità ancorchè non preveda di tornare in patria e quando lo prevede lo fa con l’indifferenza di chi non vuol tornare a stare peggio.

Quarto: l’immigrazione in atto ha poco o nulla in comune con quella di mezzo mondo verso gli USA nel primo novecento né con quella italiana verso la Mittle Europa nel secondo novecento. Nessuna traccia dello spirito di Ellis Island e del melting pot che ha fatto del Nord America una società multirazziale. Nessun segnale della nostalgia di casa che avevano i nostri connazionali che lavoravano nelle miniere di carbone di Belgio e Germania. Alcune conseguenze sono evidenti.

Questa immigrazione non può essere affrontata con le ricette conosciute ma pretende soluzioni d’avanguardia. probabilmente dissonanti col buonismo attraverso cui si usa esaminare i problemi della Società dal 1968. I numeri umani di questa immigrazione rischiano infatti di compromettere la tenuta del sistema economico occidentale ed il welfare prima del suo ordine sociale e della sua identità culturale. L’immigrazione va regolata in flussi e le loro singole quantità stabilita in misura inversamente proporzionale alla distanza socioculturale e spirituale dei richiedenti asilo dalla società ospite (l’etnia subsahariana o la credenza islamica pongono problemi di integrazione diversi dal buddista cinese, dal cattolico filippino o dal coopto siriano).

La tolleranza è d’obbligo ma tutti gli immigrati devono individualmente dichiararsi disponibili a stemperare le specificità culturali in contrasto con le regole di convivenza del paese ospite. Perché il diritto all’immigrazione è uno status individuale non collettivo. Inoltre gli immigrati vanno ammessi solo quando la temperatura sociale del paese ospite è bassa e vanno distribuiti in funzione del contributo che possono dare al territorio di residenza. Infine lo Stato ospite non deve riconoscere agli immigrati trattamenti di sussidio di favore pretermettendo i cittadini. Le guerre tra poveri sono cruente. Questi unti fermi e conseguenze sembrano essere sfuggite ai più. In Italia è in corso un confronto politico da cui il Governo si tiene fuori. Il Presidente del Consiglio sa di rischiare la maggioranza elettorale se prende posizione contro la protesta montante ovvero l’identità storica del PD se la sposa.

I media però raccontano di un disagio del popolo profondo e di una crescente richiesta di ordine e legalità purtroppo ancora rivendicata con fermezza quando si tratta degli altri e indulgenza quando si tratta di se stessi. Il popolo profondo mostra una Italia convinta che l’immigrazione sia un problema di sicurezza e ordine pubblico e costituisca una occasione per alcuni politici di arraffare soldi. Inoltre mostra una Italia che si sente abbandonata dall’UE; presa in giro da Germania Francia Belgio & Co a proposito della distribuzione degli immigrati; preoccupata dall’accusata di aver accolto immigrati economici e rifugiati politici violando Schengen per incassare i soldi di Mare Nostrum, Triton, Frontex. Tanto si limita a far transitare tutti alla volta dei paesi più ricchi.

Vero o falso che sia rimane che mentre Ventimiglia è stata blindata dalla Francia, l’Eurotunnel recintato dalla GB e il confine dell’Ungheria in corso di chiusura con un muro, l’Italia è diventata la spiaggia libera dell’immigrazione in UE. Svariati luoghi del Paese ospitano vere e proprie zone franche dove regnano disperazione e illegalità e costano soldi pubblici che non si sa dove finiscono. Lampedusa ha addirittura perduto la sua identità geografica e culturale sparendo dai radar turistici. A questo punto varrebbe la pena di prenderne atto, chiedere scusa ai suoi abitanti e farne la Paradise Island dell’UE. Adottando il modello australiano ma regalandogli un volto umano. Seminare il Paese di immigrati per poi abbandonarli in centri di raccolta più o meno organizzati e senza assicurare il controllo del territorio alimenterà solo la voglia di cambiamento violento degli italiani.

Che potremmo scoprire indotti a razzismo e autoritarismo. Eventi come quelli di KOS fanno gridare allo scandalo ma solo se ti trovi a 2000 miglia di distanza e guardi le immagini stando in poltrona davanti alla TV. Quanto accaduto in Grecia potrebbe ripetersi in Italia seppur a scapito delle forze dell’ordine o di ignari spettatori di passaggio, viste le regole di ingaggio del Ministero degli Interni. E poi c’è un ultimo rischio, il più insidioso eppure nemmeno sussurrato. Numeri cadenza e organizzazione di questa immigrazione potrebbero giovarsi di una regia politica che spera con l’immigrazione selvaggia di destrutturare, dall’interno, le società occidentali e condurre alla modifica delle regole democratiche che presiedono il suo modello di convivenza. Per sfruttare in seguito quelle masse e quelle condizioni a fini criminali.

Di fronte a questa (fanta ?)ipotesi l’unica strategia da rifiutare è la tolleranza di democristiana memoria. Quella scelta nei confronti dell’OLP dopo la strage all’aeroporto di Roma Fiumicino nel 1985. La stessa che sempre nel 1985 mise a rischio la nostra amicizia con gli USA per un fraintendimento su Abu Abbas dopo l’abbandono dell’Achille Lauro da parte del commando palestinese che aveva ucciso Leon Klinghoffer. I numeri la cadenza e l’efficienza organizzativa di questa immigrazione si giovano della solitudine dell’Italia nella responsabilità del coordinamento politico ed amministrativo degli arrivi. Sebbene sia notorio che il flusso è diretto in UE e l’Italia sia solo il paese ideale per stoccare i clandestini visto che da noi saranno accolti ed accuditi per tutto il tempo necessario.

I paesi europei dal passato coloniale trovano più conveniente scontare i loro sensi di colpa parcheggiando gli immigrati in Italia e sovvenzionando la loro permanenza con un bel argent de poche. Dopo la cacciata di Gheddafi infatti è diventato impossibile creare centri di accoglienza e smistamento degli immigrati in Nord Africa (segnatamente in Libia). Egitto Tunisia ed Algeria hanno inoltre tali problemi con l’estremismo islamico che non ci pensano nemmeno ad arginare l’esodo. Anzi.

In definitiva non ci sono alternative al blocco delle partenze ed al rimpatrio coatto di chi non è un rifugiato politico. A meno che veramente non si scelga Lampedusa come stazione unica di accoglienza e la si doti di due revolving door che regolino l’entrata e l’uscita dall’UE. Una giovane giornalista russa che vive in Italia ormai da qualche anno mi diceva qualche giorno fa che secondo Lei non esiste il modo di fermare l’immigrazione in UE. Perché il fenomeno è da noi considerato risvolto dei diritti umani. Ha quindi aggiunto che in ogni caso ci vorrebbe più rigore ma che questo non sarà possibile soprattutto in Italia. Spero tanto che stia sottovalutando il nostro Governo e il nostro Paese. 

 

(*) Autore del saggio Lavoro e “Immigrazione nuovi diritti di status individuali” edito da Edizioni Libreria Croce di Fabio Croce - Roma Maggio 2014

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:44