Vaticano: fa scandalo chi fa... luce

Uno scandalo con tanto di manette, con una “pentita” la cui foto da “vamp” (non so se si dice ancora così) fa una certa impressione tra quelle di tanti “uomini di Chiesa”, con storie di intercettazioni e segreti violati in fatto di quattrini, è venuta a guastare la festa della “riconquista” all’onestà di Roma e dintorni dopo la cacciata del “Sindaco Rubagalline” decretata, scavalcando le acrobazie “minimaliste” di Alfano e di Renzi, dal Papa in persona. E dopo il piagnisteo peloso dell’Osservatore Romano sullo stato lacrimevole (incontestabile ma di vecchia data) in cui versa Roma in mano ad una classe politica (“laica”?).

Cose tutte che mi avevano fatto pensare (non solo me e non senza concrete ragioni) alla preparazione di una “riconquista” della Capitale d’Italia, con la discesa in campo dell’apparato cattolico, in occasione delle oramai prossime elezioni comunali. Non so quanto durerà il clamore dello scandalo sulla “violazione dei segreti economici”. Certo è che si tratta di un avvenimento che non rappresenta un buon biglietto da visita per una “crociata dell’onestà” che doveva venire da quella parte. E, si noti, se domani un’abile manovra mediatica riuscisse ad imporre un pur tardivo “silenzio stampa” sull’audace violazione del segreto da parte del monsignore ambizioso e della signora un po’ troppo “appariscente”, sarebbe in fondo il trionfo dello scandalo vero. Che non è quello dell’impertinente violazione da parte di quel duo (non direi mai “coppia”) di infedeli collaboratori del Papa. Lo scandalo è invece il segreto destinato a rimanere inviolato.

Detto tutto questo, debbo confessare (laicamente) che non ritengo che l’uno e l’altro aspetto della questione siano, poi, così imprevisti e sconvolgenti. Che il Vaticano e la Chiesa Cattolica, per tenere in piedi e controllare una colossale macchina organizzativa così articolata e costosa in tutto il mondo abbiano bisogno di denaro, di tanto, tantissimo denaro, è cosa abbastanza ovvia, anche se per farne affluire nelle casse c’è bisogno di “pianger miseria”, cosa che la Chiesa ha sempre fatto ottimamente, specializzandosi in questa rappresentazione di una sua estrema povertà anche all’epoca dell’“Obolo di San Pietro” nell’Ottocento, con il quale fece fronte alle “spoliazioni” giacobine e liberali.

La trasformazione dell’economia nel mondo ha imposto anche alla Chiesa di adeguarsi al passaggio dagli investimenti immobiliari a quelli in titoli pubblici ed azionari. È nota la “scoppola” che prese il Vaticano, che aveva, per la sua predilezione per le monarchie “legittimiste”, investito in titoli di Stato austro-ungarici e russi, andati in fumo con la Prima guerra mondiale. Ma sono note anche operazioni più complesse e fortunate, realizzate con il Banco di Roma, connesse, nientemeno, con l’“impresa” italiana della sciagurata conquista della Libia.

Con gli anni l’articolazione della finanza vaticana si è fatta più articolata, complessa e indecifrabile (relativamente). Alle proprietà immobiliari, romane e d’ogni parte d’Italia, si sono aggiunte le speculazioni urbanistiche con lo sfruttamento di terreni circostanti conventi e monasteri. E il ricavato è stato investito in Borsa. Denaro fa denaro. Ma dove c’è denaro ci sono ladri in agguato, lestofanti abili e sfacciati. In borghese, in tonaca o in clergyman. Tanti di più quanto più complessa, complicata, addirittura indecifrabile è la collocazione dei quattrini, la consistenza dei patrimoni. La Chiesa in fondo non è sfuggita, o non è sfuggita abbastanza, alla regola stupidamente ignorata dai moralizzatori, che l’obesità e le complicazioni delle amministrazioni e dei complessi economici relativi sono la vera matrice della corruzione e del malaffare. Benedizioni e giaculatorie non valgono a reprimere o contenere tale fenomeno. Oggi pare che lo scandalo colpisca proprio la lodevole operazione diretta a vederci chiaro in questa oramai troppo “laicamente” obesa amministrazione delle finanze vaticane. Uno scandalo contro lo scandalo del segreto degli scandali, potrebbe arrivare a dirsi.

Non sono molto in ansia nell’attesa di sapere come andrà a finire. Spero che l’Osservatore Romano, il Papa ed i suoi fedelissimi di “Prelatura Democratica” ne tengano conto nel lanciare i loro fulmini contro i responsabili “laici” delle deplorevoli condizioni di Roma.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:36