Gli appelli inutili

C’è una nutrita e molto trasversale schiera di giornalisti ed intellettuali che è presa da vero e proprio innamoramento per Matteo Renzi. Tra questi spicca Fabrizio Rondolino il quale alcuni giorni orsono ha pubblicamente dichiarato di essersi letteralmente infatuato della figura politica incarnata dal presidente del Consiglio. Oltre ad ammirarne il decisionismo ed altre presunte caratteristiche da statista, l’ex consigliere politico di Massimo D’Alema considera molto positivamente l’impostazione economica del premier. In particolare, intervenendo al talk-show mattiniero de “La7” Omnibus, Rondolino ha esaltato uno dei principali cavalli di battaglia dell’ex sindaco di Firenze: l’ossessiva propaganda tesa a stimolare la fiducia degli italiani. Ciò, al di là di qualunque altro provvedimento di natura economica e fiscale, rappresenterebbe comunque un pilastro fondamentale per ridare al sistema Paese quello slancio che manca oramai da decenni. Dunque, a parere del nostro illustre renziano, il carisma del suo giovane idolo - fatte le debite proporzioni - sarebbe simile a quello che il duca Wellington attribuì a Napoleone, tanto da considerarne la presenza sul campo di battaglia come l’equivalente di una armata di 40mila uomini.

Ma se fosse sufficiente appellarsi all’ottimismo ed alla fiducia per far uscire l’Italia dalla palude di un evidente declino economico e sociale, dopo quasi due anni di bombardamento a tappeto fatto di chiacchiere ed annunci, le stime di crescita non continuerebbero ad essere pericolosamente riviste al ribasso, come sembra stia accadendo anche per l’anno che si sta per chiudere.

Caro Rondolino, se bastasse prendersela coi presunti gufi, senza minimamente toccare i nodi strutturali che ci condannano ad una perenne stagnazione, l’economia del Paese andrebbe ben al di là di quello che risulta essere, con uno striminzito 0,9 per cento da rivedere al ribasso, il classico rimbalzo del gatto morto.

C’è poco da essere infatuati da un personaggio che non è stato in grado di tagliare una virgola di spesa pubblica e che, cosa molto grave, manovra parte delle colossali poste di un bilancio pubblico impresentabile come i famigerati aerei di Mussolini. La fiducia è sempre una cosa ottima in senso generale. Tuttavia se ad essa non si riesce che abbinarvi una politica fatta di partite di giro tra contribuenti, di trucchi contabili che fanno esplodere il deficit e di spese estemporanee finalizzate al facile consenso, non abbiamo alcuna speranza di salvezza.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:40