I diritti umani di Renzi   non prevedono l’amnistia

“No, non vedo sul tavolo elementi per parlare di amnistia in Italia nel 2016”. Più esplicito di così, in occasione della conferenza di fine anno dedicata al bilancio dell’attività governativa e alla presentazione delle misure previste per l’anno successivo, il Premier Matteo Renzi non avrebbe potuto essere.

Ormai appare una sorta di copione quello in cui nel nostro Paese ciclicamente un Santo Padre si mobilita per chiedere il provvedimento di clemenza e la politica risponde picche. Anche Papa Francesco ha da subito intrapreso questa strada di buon senso che pochissimo ha a che vedere con il buonismo pietoso, ma rappresenta un rimedio estremo e necessario a riportare il Paese in uno stato di legalità carceraria in attesa che delle riforme strutturali possano normalizzare una situazione molto critica. Ma anche il Pontefice non ha avuto successo benché il Paese sia esposto ciclicamente alle scudisciate della Cedu per violazione della giurisprudenza europea che vieta trattamenti i disumani e degradanti della dignità umana negli istituti penitenziari; trattamenti che i rimedi interni adottati dal governo per sottrarsi alle pesanti more europee non sono riusciti in alcun modo a “compensare”. Senza contare che le misure prese per far la quadra di una distribuzione contabile di quei tre metri quadrati di spazio necessari ad ogni detenuto perché la situazione carceraria italiana rientri nei parametri previsti dall’Europa, sono stati raggiunti troppo spesso a costo di inumani trasferimenti forzati che avviliscono qualsiasi percorso di recupero e rieducativo intrapreso da detenuti allontanati improvvisamente dal loro carcere e da famiglie che quasi mai possono permettersi lunghi viaggi per le visite.

È vero, più esplicito di così Renzi non avrebbe potuto essere. Perché l’azione di governo è da sempre troppo impegnata a rispondere alla pancia e alle pressioni forcaiole, vendicative e ottusamente punitive dell’opinione pubblica. Il rischio di vedersi percepiti dalla parte dei delinquenti è troppo alto. Eppure, se solo, in nome di un sano pluralismo non meramente verboso, anche ai piccoli giornali venisse riconosciuto il diritto di domandare, l’occasione sarebbe stata utilizzata per chiedere al Premier se oltre ai diritti civili che il Governo affronterà presto vi sarà mai la revisione di quella forma di tortura e vessazione votata ad annichilire la funzione rieducativa della pena prevista dalla Carta costituzionale che è l’ergastolo ostativo, l’ergastolo senza possibilità di revisione della pena, e la sua declinazione nel regime di rigore del 41 bis, applicato in spregio sia ad ogni richiamo sulla necessità di riportare l’esecuzione della pena nell’alveo della Costituzione e consentire l’accesso al trattamento rieducativo sia alla giurisprudenza delle Corti europee nel cui ambito sono svariate le sentenze e le pronunce che ne inquadrano la sostanziale illegittimità. A partire dagli articoli della Cedu che parlano di divieto di pene inumane e degradanti, all’equo processo, alla legalità penale, qualità della legge e prevedibilità (generalmente i condannati al momento della condanna all’ergastolo non sanno che verranno sottoposti all’ostativo o al 41 bis!), fino alla sentenza Vinter/Regno Unito del 2013 che qualifica l’ergastolo senza possibilità di revisione della pena come violazione dei diritti umani e alla pronuncia successiva, Trablesi in Belgio in cui la Corte ha giudicato contrario ai diritti umani condizionare l’accesso al reinserimento in società o ai benefici penitenziari alla collaborazione con la giustizia, alla forzatura autoaccusatoria o della delazione. Un vero ricatto/baratto che per infinite ragioni è soggetto a trasformarsi in delazione opportunistica e falsa, ma che penalizza e condanna alla morte lenta, alla prospettiva della definitiva negazione del sé chiunque non avendo informazioni da consegnare, si vede precluso ogni accesso ai benefici.

Eppure recentemente anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, come anche il capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo si sono espressi pubblicamente per l’abolizione dell’ergastolo ostativo proprio mentre è all’esame del Parlamento la norma di delega che dovrebbe ridurre gli automatismi e le preclusioni ai benefici penitenziari. Si farà? Ed è pensabile continuare lasciando che qualunque misura a garanzia dell’individuo e della sua dignità umana resti imbrigliata tra i sacri timori e terrori che si tratti di concessione alla criminalità oppure bisogna semplicemente attendere che la prevista crescente mole dei ricorsi che verranno fatti in Europa ci costringa a correre ai ripari facendola finalmente finita con le misure emergenziali di detenzione ancora in vigore?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:20