Adozioni gay, meno   sanno e più parlano

Sul dibattito delle adozioni gay di bambini sono scesi in campo altri professionisti: pediatri e psichiatri, oltre alla numerosa schiera di psicologi, giuristi, magistrati, politici di professione, giornalisti, conduttori di programmi televisivi.

A quanto ne sappia manca solo la onnipresente Alba Parietti, Adriano Celentano e la moglie Claudia Mori. Nell’Italia del chiacchiericcio da parrucchiere, ogni problema viene trattato da dispute da condominio nel tempio del confronto televisivo, ormai l’unica fonte di acculturazione del popolo, che non ha neppure il tempo di leggere il giornale.

I pediatri, attraverso la voce del Presidente della società italiana di pediatria, Giovanni Corsello, sostengono che la maturazione psicoaffettiva del bimbo potrebbe essere indebolita e incerta “all’interno di una famiglia conflittuale ma anche di un nucleo genitoriale senza padre e madre come modelli di riferimento”.

Contro gli stessi colleghi ha tuonato il dottor Giuseppe Mele, presidente della Società medici pediatri, che definisce la presa di posizione come “un parere personale”, mentre sostiene che “i pediatri sono al servizio dei bambini, non delle ideologie - aggiunge Mele - nostro auspicio è che la legge vada nella direzione che noi medici speriamo. Quella di potersi prendere cura dei pazienti a prescindere da quella che è la cultura, l’orientamento, le convinzioni della famiglia di origine”.

Non si è avveduto l’illuminato dichiarante dell’ovvio che entrambe le affermazioni non sono altro che ideologia, secondo la insuperata definizione di Marx, secondo il quale le idee sono determinate da una particolare struttura e funzionamento della società. Ciò che pensiamo è semplice illusione, è ideologia. Non si è fatta attendere la risposta degli psichiatri intenzionati a riportare l’analisi della questione su un piano meramente scientifico, studi e ricerche alla mano, sostenendo che è prematuro esprimere opinioni. “Ciò che conta - sottolinea Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria - è la capacità affettiva dei genitori. Il loro saper accogliere e seguire la crescita dei bambini creando un ambiente sicuro, sereno e protettivo. E questo non dipende certo dal genere dei genitori”. Altra ovvietà priva di qualsivoglia connotato scientifico. Nel momento dell’affidamento, della adozione ed anche nel fatto che un bambino è nato da due persone di sesso diverso, per verificare che il bambino possa crescere appunto tra persone che lo amano, lo proteggono e si prendano cura di lui, come possiamo misurare la capacità affettiva dei genitori, degli adottanti, dell’adottante, dell’affidatario. Chi lo decide, chi ha la capacità di misurare, valutare, decidere. Il magistrato? Penso che neppure il magistrato possa modificare i criteri epistemologici della scientificità, atteso che quando deve decidere su questioni tecniche si avvale di ausiliari e in questi casi dovrebbero essere psicologi o psichiatri, le cui discipline presentano ancora carenze sul piano della certezza della scientificità.

Attualmente la certezza nel campo scientifico non è più consegnata neppure da quelle che un tempo erano definite scienze della natura, con un grado di certezza nettamente superiore alle c.d. scienze dello spirito. Le scienze fisico-matematiche e quelle storico-sociali. Dopo Popper si pone il problema della demarcazione tra scienze e pseudo-scienze. Il problema di trovare un criterio che possa distinguere tra asserti che appartengano alla scienza empirica e asserti che si possano definire come metafisici.

La linea di demarcazione che pretende di fondarsi sulla natura delle proposizioni date una volta per sempre è da abbandonare perché dogmatica, ed è dogmatica perché fondata sul dogma del significato o del senso. Né vale per la demarcazione asserire che le scienze empiriche sono caratterizzate dal metodo induttivo e che pertanto la logica della scoperta scientifica coinciderebbe con la logica induttiva. Non vale in quanto l’inferenza induttiva che pretende di procedere per asserzioni particolari ed asserzioni universali, non è in se stessa evidente, considerato che nel corso della storia del pensiero è nato il problema dell’induzione, consistente nello stabilire se le inferenze induttive siano giustificate ovvero nello stabilire le condizioni del loro essere giustificate.

Si tratta di difficoltà insormontabili, come la storia del pensiero dimostra, così come sono insormontabili le difficoltà della dottrina, che l’inferenza induttiva pur non essendo rigorosamente valida “possa raggiungere qualche grado di credibilità o di probabilità”. Secondo questa dottrina le inferenze induttive sono inferenze probabili. Se si considera il principio di induzione non vero, ma probabile, non si ricava nulla in ordine al raggiungimento della certezza. Il criterio proposto da Popper per segnare la demarcazione tra scientifico e non scientifico, al posto di quello di verificabilità, è il criterio di falsificabilità delle proporzioni. Un sistema scientifico non deve essere capace di essere scelto in senso positivo una volta per tutte, ma la sua forma logica deve essere tale che possa essere messo in evidenza per mezzo di controlli empirici in senso negativo: un sistema empirico deve poter essere confutato dall’esperienza, secondo il criterio di demarcazione della falsificabilità. La falsificabilità separa due tipi di asserzioni perfettamente significanti: le falsificabili e le non falsificabili. L’esporre alla falsificazione un sistema da controllare ha per scopo non di salvare sistemi insostenibili, ma al contrario di scegliere il sistema più adatto risultato tale a seguito di un severo confronto.

Un tempo siamo stati rovinati dalle idee-forza delle avanguardie benpensanti ora dalle parole d’ordine delle piazze festanti e depositarie di evidenti verità, dove si consuma il decesso dei saperi. Forse sarebbe opportuno abbandonare il ddl Cirinnà ed elaborare un altro disegno di legge, cercando di contemperare le esigenze di tutti per quanto possibile.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:56