Italicum e referendum costituzionale

Il “disegno deformatore” (legge elettorale+riforma costituzionale) del premier Matteo Renzi non è accettabile perché sovverte il principio democratico, posto dalla Costituzione a base della Repubblica. Infatti la legge elettorale conferisce necessariamente, nel più che probabile ballottaggio, il governo nazionale ad una minoranza indeterminata dei voti validi, assegnando ad essa un premio pur’esso indeterminato in seggi sebbene determinato nel totale di 340 deputati (55 per cento di 630-12).

L’Italicum ha somiglianze e differenze con la Legge Acerbo del 1923. Da esse risulta che, se parliamo di governo rappresentativo, la legge di Renzi è peggiore della legge di Mussolini, la quale portò al consolidamento del regime con la vittoria della “lista nazionale” (“listone” o “lista ministeriale”). In entrambi i casi non si tratta di un premio di maggioranza, ma di minoranza. La Legge Acerbo non contemplava il ballottaggio; il premio di 2/3 dei seggi (356/535) spettava alla lista che superava il 25 per cento dei voti validi; se nessuna lista superava tale quorum, la Camera era eletta con il sistema proporzionale; l’elettore aveva diritto di esprimere tre preferenze. L’Italicum, invece, assegna 340 deputati alla lista che prende più del 40 per cento dei voti validi; se no, contempla il ballottaggio tra le prime due liste a prescindere dai voti conseguiti; non stabilisce alcuna soglia per guadagnare il premio che, perciò, è tanto più grande quanto minore è il quorum della lista che se lo aggiudica: un’autentica assurdità logica e politica; prevede la candidatura plurima (fino a dieci collegi) dei capilista che sono comunque eletti (sono già deputati prima delle votazioni, perché nominati dai capipartito); l’elettore ha due preferenze, ma per gli altri candidati.

L’Italicum crea dunque, artatamente, la maggioranza parlamentare e, considerato che la Camera così eletta sarà unica titolare dell’indirizzo politico, con tutto quel che ne consegue, nessun sincero democratico dovrebbe avallare nell’urna tale disegno. I media, nell’esercizio del potere-dovere di informare criticamente l’opinione pubblica, dovrebbero aiutare l’elettorato a capire e giudicare, viepiù perché il no al referendum costituzionale travolge anche l’Italicum e perciò vale il doppio.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:06