Resta in carcere malato lo scienziato Kokabee

Era la prima metà del settembre 2015 e come “Nessuno tocchi Caino” lanciammo la campagna per il rispetto dei diritti umani e la soppressione della pena capitale in Iran.

Un caso colpì intensamente la nostra attenzione, quello dello scienziato iraniano Omid Kokabee. Lo scienziato è stato condannato a dieci anni di carcere per essersi rifiutato di collaborare con il programma nucleare del regime. Da anni i Pasdaran premevano per usare le sue capacità per il programma nucleare, ma Omid ha sempre rigettato ogni proposta. In realtà, Omid Kokabee è un detenuto politico, che ha solo affermato la propria libertà di scienza e di coscienza, perché, da scienziato, ha avuto il coraggio di rifiutare di mettere le sue conoscenze al servizio del programma nucleare militare iraniano lavorando in altri Paesi tra i quali gli Stati Uniti.

Omid è stato insignito di importanti premi internazionali, quali il prestigioso Premio “Andrei Sakharov” nel 2013 e il Premio dell’“American Association for Advancement of Science” conferitogli nel 2014 per “l’esemplare libertà scientifica e responsabilità” dimostrata. In suo sostegno si sono mobilitati anche 18 Premi Nobel per la Fisica con una lettera aperta pubblicata dalla Rivista scientifica “Nature”.

La detenzione di Omid Kokabee è ritenuta illegale e non giustificata dalla stessa Corte Suprema Iraniana per la quale “differenze politiche con altri Stati non costituiscono un motivo di ostilità” e quindi l’accusa mossa ad Omid di “contatti con un Governo ostile” non ha ragion d’essere. Nonostante il giudizio della Corte Suprema, Omid però è ancora in cella. È di qualche giorno fa la tragica notizia del peggioramento di salute di Kokabee. Al giovane scienziato iraniano è stato infatti diagnosticato un tumore maligno e la necessità di essere operato immediatamente per l’asportazione di un rene. La nostra mobilitazione non può arrestarsi e finalmente, dopo tale tragica notizia, riscontriamo qualche passo in avanti da parte delle nostre istituzioni. È stata presentata un’interrogazione al Senato da parte dei senatori Luis Orellana, Stefania Pezzopane e Valeria Cardinali. Un’interrogazione diretta al ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che denuncia lo stato del prigioniero politico iraniano Omid Kokabee e chiede al Governo “di sapere se il ministro in indirizzo non ritenga opportuno intraprendere adeguate iniziative per garantire il diritto alla vita dello scienziato”.

Speriamo che questa interrogazione trovi presto una risposta. Inoltre, vorremmo comprendere, come scritto nella stessa interrogazione, “quali scopi abbia il tavolo con l’Iran sui diritti umani, chiarendo in particolare se e come si intenda trattare la questione della pena di morte”. Durante la recente visita del Premier Renzi in Iran, il Presidente del Consiglio ha annunciato l’apertura di un tavolo sui diritti umani. Nessun altro dettaglio su chi componga il tavolo, quali scopi abbia e come intende trattare, ad esempio, la questione della pena di morte per cui l’Iran risulta in cima alla classifica dei Paesi dove si consumano più esecuzioni al mondo.

Al nostro capo di Governo, di un Paese riconosciuto da tutti nel mondo come il campione della battaglia per la Moratoria Universale delle esecuzioni capitali e per l’istituzione del Tribunale Penale Internazionale, con forza dobbiamo continuare a chiedere di porre al centro di ogni incontro con i massimi rappresentanti iraniani la questione del rispetto dei diritti umani universalmente riconosciuti e denunciare le violazioni più gravi, tra cui: l’allarmante uso della pena di morte, applicata anche nei confronti di imputati minorenni, in aperta violazione di patti e convenzioni internazionali che l’Iran ha ratificato; la discriminazione delle minoranze religiose, con particolare riferimento alle sofferenze dei Baha’i e dei cristiani; la persecuzione delle minoranze sessuali e, in particolare, degli omosessuali, puniti anche con la pena capitale; l’invocazione alla distruzione dello Stato di Israele e il negazionismo della Shoah, promossi soprattutto dalla Guida suprema Alì Khamenei e ribaditi anche recentemente, quando l’Iran ha effettuato l’ennesimo test missilistico, in piena violazione della Risoluzione Onu 2231 (sui missili lanciati era scritto in ebraico e in arabo: “Israele sarà cancellato dalle mappe”); gli arresti di attivisti per i diritti umani e oppositori politici di cui chiedere la immediata liberazione; la discriminazione legale nei confronti della donna, la cui testimonianza in un processo e la stessa vita in caso di assassinio valgono giuridicamente metà di quella dell’uomo; cessare gli interventi militari e il sostegno al regime siriano di Assad.

 

(*) Consiglio direttivo di “Nessuno tocchi Caino”

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:00