Le “cose buone” di una Costituzione sfasciata

C’è un modo di ragionare a vanvera che è, purtroppo, assai diffuso su quanti (ancora troppo pochi) cominciano ad orientarsi (magari, si fa per dire) sul voto di ottobre al Referendum Costituzionale. E questo modo di ragionare è la conseguenza, l’effetto di una informazione frammentaria, o peggio, capziosa e cortigiana, che, nel caso del non breve iter parlamentare della cosiddetta riforma Renzi-Boschi non ha fatto che esaltare le modifiche di volta in volta discusse ed approvate. C’è stata poi l’esibizione dell’originalità radicale con la pretesa del voto “per parti separate”, manifestamente impossibile (una legge di modifica, un referendum!) ed altrettanto manifestamente deleteria.

Il tutto ha lasciato una scia di confusione ed ha fatto sorgere il dubbio in alcuni, pur convinti che il complesso sia una boiata, a domandarsi, magari per un eccesso di scrupolo autocritico: “e se ci fosse qualcosa di buono?”. Di qui, oltre alla già assai peregrina idea di fare una valutazione quantitativa tra le innovazioni buone e quelle cattive e, peggio ancora a dire, magari, “prendiamoci le innovazioni buone”, poi, vedendo che funzionano male, modificando quelle cattive. C’è una cavillosità patologica che ispira certi soggetti e li spinge ad arroccarsi su posizioni complicate “originali”. Ci vuole molta pazienza ad impiantare una discussione con chi ama più la polemica in sé che le cose, le idee per le quali polemizza. Ci proverò, una volta tanto. Perché non è giusto né ragionevole insistere a “ragionare” troppo a lungo dell’irragionevole.

Intanto dobbiamo partire da un dato indiscutibile: la Costituzione è un meccanismo in cui le parti essenziali debbono essere coordinate e congegnate tra loro per funzionare come un tutto unico che è lo Stato. Ci possono essere norme non essenziali, che si possono aggiungere o sopprimere, come gli “accessori” di un’auto. Ma il motore fatto di pezzi distinti, non funziona, si blocca del tutto, se anche uno dei pezzi essenziale è sbagliato, inadatto. È inutile che un’automobile abbia una batteria nuova di zecca se i cilindri sono rotti, che abbia sospensioni d’avanguardia se manca o è rotto il serbatoio del carburante. Solo che, se in un’auto è rotto uno o più pezzi del motore ma il resto è buono, si può portare dal meccanico per riparare quei pezzi perché la qualità e lo stato degli altri fa sì che valga la pena della riparazione.

Ma l’auto può restare in officina, la Costituzione non può restare “in riparazione”. Se si blocca un pezzo essenziale, ad esempio una delle Camere non c’è più una Costituzione, non c’è più lo Stato. La cosiddetta riforma Renzi-Boschi istituisce un Senato che non si sa bene che cosa sia e come si costituisca e funzioni. Se passa il “sì” non si blocca solo il Senato. Nessuno si godrà l’abolizione del Cnel, che non “compensa” certo i guasti di altri istituti. Quindi il discorso che, magari, nella riforma “ci sono cose buone” che con il “no” (sic!) vanno sprecate è una solenne baggianata. Con il “sì” le “cose cattive” non solo non funzionano per sé stesse, ma fanno danno mandando in pezzi il resto. Si blocca lo Stato. Oppure si crea una situazione in cui “per necessità” si fa a meno della Costituzione. Chi ha il potere se lo tiene e governa “come può”, cioè come gli pare. Che è poi quello che vuole Matteo Renzi.

Non tornerò più su queste obiezioni di chi vorrebbe salvare qualcosa di buono” che potrebbe esserci nella riforma renziana. Salvare “capra e cavoli”. Ma non posso fare a meno di dire qualcosa (che dire tutto sarebbe sgradevole) di chi vede o finge di vedere nella riforma solo “qualcosa di buono”. Di buono perché “nuova” ed anche lungamente vagheggiata. A chi mi riferisco? A Cerasa, il Fogliante che da tempo ha fatto di un “nazarenismo”, che è poi una falsa rappresentazione dell’origine del suo renzismo, che probabilmente è, invece, frutto di una incoercibile necessità di essere con chi sta al potere, la nuova “religione” di un rispettabile giornale come “Il Foglio”. Per Cerasa la riforma costituzionale è buona perché è nuova e lungamente attesa. Che il motore della macchina non funzioni a causa dello scempio fatto di alcune parti, e che ciò comporti, invece, che la macchina stessa potrebbe camminare solo se trainata da un carro attrezzi, è problema, per Cerasa, di poco conto, un fastidioso “cavillo” di inconcludenti ed antiquati giuristi.

Quindi la Costituzione “etrusca” è la grande occasione. E “boja è Berlusconi” che non ci sta, mettendo in pericolo tante “cose buone”. Tanto gradite tra cui quelle che non solo non ce n’è nemmeno l’ombra, ma che la riforma renziana si guardò bene dal solo pensare di affrontare: “Una legge che sterilizzerà il potere dei giudici”. “Sterilizza i giudici?”. Ma chi mai ha raccontato all’amico Cerasa (come diceva mia nonna Peppina) una simile baggianata?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:04