Dialogo immaginario Renzi-D’Alimonte

Quello che segue è il dialogo immaginario tra Matteo Renzi e Roberto D’Alimonte, “l’uomo del Principe” (Sartori dixit ) che partorì la genialata dell’Italicum, dopo le batoste subite ai recenti ballottaggi elettorali.

“Senti Roberto, io lo so che tu l’Italicum lo hai ideato seguendo le mie indicazioni, però mi sa che ci siamo fatti un po’ prendere dall’entusiasmo dopo le europee del 2014…”. “Bè, Matteo, forse sì, a vedere cosa sta accadendo. Però chi lo immaginava che quelli di destra, e pure quelli di centro, pur di non votare Pd, avrebbero preferito eleggere i candidati grillini? Io l’avevo pensata bene: soglia, per fare contenti quei barbogi noiosi della Consulta e la loro pretesa di tutela del ‘consenso’, al 40% al primo turno, asticella che solo noi potevamo raggiungere, visto la dissoluzione del centrodestra orfano di Berlusconi e la distanza dei pentastellati da un simile traguardo, e, del caso, secondo turno, dove chi vince si pappa la maggioranza assoluta, a prescindere da quanti voti effettivi ha preso, e che doveva essere affar nostro, ché sicuramente potevamo contare sul compattamento della sinistra in funzione antidestra, nel caso fosse arrivato al ballottaggio uno di loro, e sul voto moderato e prudente degli italiani nell’eventualità che invece il tuo avversario fosse stato un ortottero”.

“Sì, sì, ricordo tutto, era perfetto. Almeno sembrava. Invece guarda che succede. Il 40% è una chimera pure per noi, e qui, maremma maiala, magari c’eravamo un po’ illusi, però il problema è il ballottaggio. Li abbiamo persi tutti! Non solo a Roma, dove la Raggi ha stracciato quel poveraccio di Giachetti, ma anche a Torino, dove Fassino stava 10 punti avanti dopo il primo turno e la protesta non aveva grandi ragioni d’essere, ché il capoluogo piemontese non sta messo male. Quelli di destra, ma anche quelli di centro – guarda i flussi elettorali della Mole! – hanno tutti votato per i grillini!”. “Meno male che il contrario non succede, Matteo”.

“E anche questo mica è del tutto vero, Roberto. Certo, per fortuna non è accaduto a Milano, e così per un soffio Sala ce l’ha fatta – non voglio pensare se avessimo perso pure lì… – ma a Grosseto? Novara? Lì è grazie ai grillini che abbiamo perso contro il candidato di centrodestra. E tutti quei voti alla Bergonzoni a Bologna? Dove poi ha vinto Merola, che mi sta pure un po’ sulle scatole”. “D’accordo Matteo, ma penso che a livello nazionale, se andassimo al ballottaggio con uno di destra, alla fine andrebbe come a Milano. Magari di poco, ma vinceremmo noi”.

“Sia pure. Qui però mi sembra improbabile che al ballottaggio arrivino gli orfani di Silvio. Quello è un campo di Bramante, e non ce li vedo riorganizzarsi adeguatamente in poco tempo, in fondo si vota al massimo tra due anni, troppo presto per loro. No, il problema sono i grillini, che tra l’altro si stanno emancipando positivamente dal loro fondatore. Adesso Di Maio ha una sua visibilità, piace, è quasi pacato, e così la Appendino e anche la Raggi rappresenta una nuova generazione, diversa da quelli del ‘vaffa’ e basta”.

“Matteo, posso essere sincero?”. “Mmmm, se proprio devi… sai che non mi piacciono quelli che fanno i gufi…”. “Il problema è che stare al governo in un’epoca così problematica, con la crisi economica che non molla e il dramma immigrazioni, logora eccome. E non è, se posso proprio dirla tutta, che tu stia brillando per simpatia... Insomma, qui è successo che il “Partito della Nazione”, il voto trasversale che dovevamo prendere, espandendoci al centro e tagliando le ali più radicali, non decolla, e tu non hai l’appeal degli inizi. Occhio che anche la maggioranza che ti appoggia nel partito comincia ad essere meno compatta”.

“E che non lo so? Il carro trabocca quando vinci, se non lo fai… Ad ogni modo, il problema qui è serio. L’Italicum non va bene. C’eravamo inventati questo sistema perché eravamo sicuri di vincere noi, ma adesso il rischio di perdere è forte, e francamente non voglio passare la storia come l’apprendista stregone che ha consegnato il Paese a Grillo e Company. Gente che avrebbe il controllo del Parlamento e di Palazzo Chigi raccogliendo sì e no il voto del 20% degli italiani…”. “Bè, questa obiezione varrebbe anche se vincessimo noi…”. “Ma se vinciamo noi è un conto, loro sono degli irresponsabili, dei dilettanti allo sbaraglio. Te li immagini le reazioni di Draghi e Merkel di fronte ad un Di Maio? Già sopportano a malapena me !”. “E quindi? Hai più volte detto che l’Italicum non si tocca”. “Bè, l’ho detto, ma si dicono tante cose… E poi, magari, lo facciamo ‘toccare’ dal Parlamento, che in fondo, quando ci conviene, è sovrano…”. “Mmmmm, la vedo dura, senza contare che i grillini adesso lo difenderanno a palle incatenate”. “Proprio per questo va cambiato. Inventati qualcosa su”. “Non ci farò una bella figura. Ci ho messo la faccia su quella legge, mi sono azzuffato con un sacco di colleghi ed esperti commentatori…”. “Roberto, faccio finta di non aver sentito le ultime parole”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:55