Ama e Acea nel mirino: le crociate della Raggi

I vertici di Acea e Ama sanno che non c’è alternativa ad una guerra all’ultimo sangue contro Virginia Raggi. Le dichiarazioni all’atto d’insediamento della neo sindachessa di Roma hanno già causato il tonfo in Borsa del titolo Acea (società di elettricità, luce e gas della Capitale). Se le avesse fatte un comune cittadino sarebbe scattata l’accusa d’aggiotaggio. Poi sono seguite altre parole della Raggi, chiarivano la volontà di ridimensionare parecchio il ruolo di Francesco Gaetano Caltagirone e di mettere l’Acea nelle mani dei francesi della Suez. Una linea non gradita a Caltagirone, ma anche ai vertici aziendali e sindacali di Acea. E proprio dalle pagine de “L’Opinione” avevamo raccontato della fantomatica cena tra i vertici sindacali di Ama, Acea, Atac, polizia municipale, Servizio giardini… per pianificare azioni di lotta utili, dal prossimo autunno, alla detronizzazione di Virginia Raggi. Secondo certi addetti ai lavori la Raggi avrebbe stoppato gli aumenti in bolletta per luce, gas e acqua di Acea per poi poter meglio addolcire la pillola della privatizzazione alla francese della storica holding romana dell’acqua (Acea). Una linea che porterebbe licenziamenti ed estrometterebbe i romani dal controllo del primo erogatore capitolino dei servizi idrici. Di fatto la Raggi, che s’è sempre dichiarata per l’acqua bene pubblico, spalancherebbe le porte alla peggior privatizzazione di beni e servizi primari.

S’innalza anche il livello dello scontro per l’emergenza rifiuti. I vertici sindacali dell’Ama (l’azienda municipalizzata responsabile della gestione dei rifiuti nella Capitale) sono certi che Virginia Raggi possa favorire la totale privatizzazione del servizio, con aggravi di costi per la cittadinanza. Non è infatti un mistero che i 5 Stelle potrebbero varare il piano di personalizzazione dei rifiuti: ovvero munire la città di cassonetti apribili solo con scheda magnetica, che il cittadino acquisterebbe ad inizio d’anno. Così chiunque risultasse privo di tale strumento elettronico, personale e non cedibile, non potrebbe cestinare nemmeno una pallina di carta. Scelta che metterebbe in crisi la città; infatti i titolari della scheda risulterebbero solo i conduttori dell’immobile, e tantissimi cittadini in condizioni atipiche si vedrebbero costretti a dei viaggi presso i centri Ama con tanto di buste dell’immondizia al seguito.

“Stiamo già prendendo dei provvedimenti - ha tuonato Virginia Raggi - perché è evidente che la responsabilità della gestione dei rifiuti, dello spazzamento delle strade è di chi ha governato Ama fino ad oggi. Noi stiamo iniziando a prendere adesso in mano la situazione - insiste - e faremo tutto quanto possibile per far tornare Roma una città pulita, decorosa e bella senza alcuna paura”. La paura nella cittadinanza inizia proprio a serpeggiare, si parla di controlli a tappeto, di perquisizioni dei cittadini beccati nei pressi dei cassonetti con sacchetti equivoci. Strano che il neo sindaco non abbia parlato anche del “popolo dei carrellini”, ovvero i rom che abitualmente sversano per strada il contenuto dei cassonetti per recuperare merce da rivendere nei vari mercatini delle pulci (tutti insediamenti abusivi, rammentiamo che un recente provvedimento vieta la vendita d’oggetti usati sul suolo pubblico). E poi, anche i rom ed i senza fissa dimora avranno diritto alla carta elettronica che permette l’apertura dei cassonetti? Non vorremmo che la carta magnetica venga data in maniera onerosa ai romani e gratuitamente agli altri.

“Il mio dovere è lavorare alla soluzione dei problemi e non fare polemiche politiche - ha tuonato Daniele Fortini, presidente di Ama - A questo punto un’iniziativa importante da valutare, visto lo stato delle cose, è la requisizione del tritovagliatore di proprietà Colari e affittato a Porcarelli da parte dell’autorità pubblica, che si può fare con un’ordinanza del sindaco. Io chiedo che quell’impianto venga requisito e messo a disposizione di Ama nel pubblico e generale interesse di Roma. L’articolo che lo consente è il 14 della legge n. 116 dell’11 agosto 2014: prevede che in casi di estrema necessità, il Governatore della Regione, ovvero uno dei sindaci della regione, possa requisire gli impianti fondamentali a garantire lo smaltimento dei rifiuti in fasi di grave criticità. Mi viene riferito che, cosa che io ritengo non vera, c’è un’emergenza e dobbiamo usare quel tritovagliatore, me l’ha detto con il blitz di lunedì l’assessore Muraro: io ho posto il convincimento che questo possa accadere solo dentro i limiti della legalità e non al di fuori dalla legge”.

Il problema è che per il momento i 5 Stelle si sentono essi stessi la legge, un po’ come in quelle pellicole in cui lo sceriffo è anche giudice, sindaco e boia. Sappiamo bene come queste velleità forcaiole finiscano per far ancor più incazzare i cittadini. Non vorremmo mai sentire anche dalla Raggi certe dichiarazioni (celebri dell’Era Marino), ovvero “a Roma raccogliere i rifiuti costa 10 volte rispetto a Milano, 20 a Bolzano… più che a Napoli”. A conti fatti non si riuscirebbe secondo gli ultimi sindaci a stabilire un costo certo di raccolta e smaltimento. Ma i ben informati ci dicono che la classe politica delle ultime giunte non avrebbe mai approfondito l’argomento, disinteressandosi dell’Ama, soprattutto non ascoltando gli esperti. Qualche vocina malevola aggiunge che la Raggi non si prenderà nemmeno un giorno di sole, soprattutto ad Ostia, dove i Cinque Stelle hanno auspicato la chiusura di gran parte degli stabilimenti balneari, attività ristorative e d’intrattenimento. I grillini sono come le cavallette, quando passano difficilmente si scampa alla carestia.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:01