Gli opportunisti  giù dal carro del “Sì”

Oramai manca più o meno un mese al voto. I giuochi non sono ancora fatti. Ma, a parte i sondaggi che danno sempre in vantaggio il No, comincia ad esserci aria di sconfitta nelle schiere renziste. Sembrerebbe che ora la principale preoccupazione sia diventata, da quella parte, quella di come limitare i danni della sconfitta, come sopravvivere alla vittoria del No. Non sarà certo il ritegno, la decenza ad impedire ad un Renzi sconfitto dal voto popolare di proclamare che non è successo niente. Ma è proprio l’ultima cavolata renziana a dare l’impressione che così stiano le cose, che comincia a divenire attuale la necessità di una “visione alternativa” del significato del voto. Cavoleggiando, Renzi è giunto affermare che il “Partito della Nazione” è il fronte del No. Dunque il progetto di un “Partito della Nazione”, di un monopartitismo “ecumenico” che fino a ieri era l’orgoglio dei “riformatori”, dei pasticcioni e, soprattutto, dei voltagabbana, diventa all’improvviso, certamente in conseguenza delle previsioni dell’esito del referendum, una minaccia, una cattiveria, un pericolo da attribuire ai “nemici”.

Non è una battuta, un espediente demagogico più o meno felice. È un segnale di grande rilevanza, non solo della pasta di cui è fatto il personaggio Renzi, ma del vero significato, della vera natura della sua politica. Detto questo, è opportuno aggiungere che non siamo affatto nelle condizioni di cantar vittoria. Matteo Renzi, per quanto preoccupato della possibilità di gestire la sconfitta, cercherà in questo mese di giuocare le carte più sporche, di compiere gli abusi più inverecondi del potere governativo, abbandonerà ogni residuo ritegno, dandoci, intanto, un saggio della sua concezione dello Stato e della Democrazia.

Dobbiamo vincere, ma possiamo perdere. E la vittoria del No ce la dovremo conquistare con un impegno straordinario. Ci sono troppi comitati per il No che pensano di aver fatto tutto quello che c’era da fare costituendosi e dando notizie della loro costìtuzione. Ci vuole lavoro capillare, si deve sfruttare al massimo internet, incalzare i sostenitori della deformazione della Repubblica. C’è un fatto singolare. I “poteri forti”, i padroni del vapore, gli speculatori, le banche, Confindustria, i “mandanti” del Partito della Nazione, i burattinai di questa triste vicenda, sembrano meno scoraggiati di Renzi. Giocano, magari, la carta disperata dell’espediente dilatorio offerto da un millantatore, tanto hanno denaro da buttare. E i molti che erano saliti sul carro trionfale del prodigioso boy scout “rottamatore”, benché niente affatto propensi per loro natura a condividere le sconfitte, non sembrano darsi da fare per scendere da quel carro che pure non va proprio verso il trionfo.

Non parliamo, poi, naturalmente, di quelli che sembrano decisi a tutto pur di perdere. C’è una Sinistra del Partito Democratico che è ostinatamente attestata su di un “Ni” e su un’indegna trattativa con Renzi per qualche modifichetta, per loro più favorevole dell’altro mostro, la legge elettorale, il cosiddetto Italicum, contro il massacro della Costituzione. Una trattativa, oltre che vergognosa, manifestamente inconcludente. Una mera scusa per perdere comunque a tutti i costi. Non sta a me, certamente, dare lezioni di opportunismo a chicchessia con l’invitare i signori opportunisti a cominciare a lasciare Renzi al suo destino. Piuttosto dobbiamo prendere atto del fatto che quelli che hanno scommesso per una facile vittoria di Renzi non intendono ancora rinunziare alla posta. Che vadano anch’essi al loro destino. Attenzione amici! La vittoria ce la dobbiamo ancora sudare.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:59