Le case da requisire   sull’Adriatico: 2° parte

La requisizione degli immobili nasce a seguito della documentazione fornita dal prefetto Mario Morcone (capo del dipartimento Immigrazione del ministero degli Interni) all’Esecutivo Renzi. Il piano di requisizione poggia su robuste fondamenta giuridiche, ovvero la legge 20 marzo 1865, nota come 2248, conosciuta anche come Legge Lanza. Quest’ultimo era ministro degli Interni nel secondo Governo La Marmora. Il promotore di questa legge, oggi tornata in auge per risolvere l’accoglienza dei migranti (sia rifugiati politici che economici), era Giovanni Lanza: medico e chimico d’aristocratica famiglia meridionale che, migrato a Torino prima dell’Unità, ebbe la forza (e la fortuna) d’inserirsi nei salotti buoni che poi gestiranno il trapasso in mani sabaude del Regno del Sud. Infatti la legge che prevedeva requisizioni, espropri e confische fa parte del corpus a firma Lanza rubricato come “Legge per l'unificazione amministrativa del Regno d'Italia” (emanata il 20 marzo 1865).

La norma in oggetto, tranne per alcuni aggiustamenti secondari, costituì sostanzialmente una generalizzazione del decreto Rattazzi che, ben sei anni prima, rappresentava il più noto simbolo della cosiddetta piemontesizzazione dell’ex Regno di Napoli: in quel frangente post-unitario servì, ed anche tanto, per vestire di diritto le spoliazioni dei beni ecclesiastici e, soprattutto, quelle delle famiglie del Sud che mal digerirono le vessazioni postunitarie.

La requisizione è l’atto giuridico con cui si priva un soggetto dei suoi diritti di possesso (talvolta anche di proprietà). È il provvedimento con cui la Pubblica amministrazione, nell’esercizio del suo potere ablatorio, sottrae al privato (in via temporanea o definitiva) il godimento di un bene mobile o immobile: motivando il tutto con il “superiore interesse pubblico”. Gli immobili verrebbero requisiti in base alla legge che contempla occasioni come guerre, occupazioni militari, insediamento di uffici e alloggi dei soldati, disastri, calamità naturali, ricovero di sfollati. Ma in questo caso verrebbe usata per gestire la massiccia presenza di migranti. Di fatto la requisizione di immobili a uso abitativo è un potere che la legge italiana conferisce esclusivamente a sindaci e prefetti, e può riguardare solo gli immobili sfitti.

In pratica l’applicazione della legge si rifà all’esempio delle requisizioni avvenute per far fronte a situazioni di “emergenza abitativa”: in pratica il caso dei migranti viene equiparato all’edilizia popolare priva di risorse e alloggi disponibili per soddisfare la forte domanda di abitazioni. E la legge del 1865 trova ulteriore sostegno nell’articolo 3 della Costituzione (nello specifico si prevede il diritto alla casa, soprattutto nei casi pratici di forte concentrazione di senzatetto). A confortare la requisizione interviene anche dell'articolo 38 comma 2 della legge 142/1990, che parte dal “... presupposto del verificarsi di una situazione di grave, eccezionale ed urgente necessità di tutela della salute pubblica nonché di quella ambientale, dispone l'utilizzo temporaneo di area privata... ha il contenuto di una requisizione, poiché finalizzato ad consentire un uso temporaneo della proprietà dell'odierno ricorrente”.

Certo, il Viminale ha smentito eventuali requisizioni, ma è logico avrebbe smentito certe notizie: è arcinoto che, quando dovessero partire a fine dicembre le requisizioni, avverrebbero in maniera lampo, per non dare il tempo alla popolazione di organizzare eventuali proteste. Ed è ovvio che, per fronteggiare i proprietari, lo Stato utilizzerebbe militari, carabinieri, poliziotti e finanzieri. Infatti il senatore forzista Maurizio Gasparri, allarmato dalla possibile attuazione del “piano gigantesco di requisizione di immobili e alloggi per destinarli ai clandestini”, ha presentato un’interrogazione urgente al Presidente del Consiglio e ai ministri competenti, “per sapere a che ora e quando scatterebbe il piano straordinario di requisizioni, a danno degli italiani ed a favore degli immigrati, previsto per il dopo 4 dicembre”.

Nel mirino del Governo ci sarebbero le seconde case. L’ufficio stampa del Viminale ha risposto che “non esiste nessun piano sulle requisizioni, né segreto né ufficiale, né prima del referendum né dopo il referendum, né un piano ‘Alfano’ né un piano ‘Viminale’”. Ovviamente s’invitano i lettori ad una istruttiva gita nelle province di Ferrara e Verona, dove, chetando le autorità locali, sono stati già requisiti due alberghi (i proprietari non avevano fatto domanda d’ospitalità migranti) e le case al mare dei privati site in un villaggio sul Delta del Po, quindi sull’Adriatico. Il monitoraggio lungo le coste abruzzesi è già stato fatto, in silenzio, e le prefetture hanno esaminato i dati catastali dei comuni rivieraschi.

(*) Case da requisire: prima parte

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:01