Povertà a Cinque Stelle

Povertà a “Cinque Stelle”? Meglio, direte voi, che a “cinque punte” (così veniva definito il brand del simbolo storico delle Brigate Rosse). Ma, in verità, la cosa è molto seria leggendo con la dovuta attenzione il testo integrale di Goffredo Parise. Si tratta, infatti, di un manifesto ideologico “ante litteram” contro i guasti irreversibili della globalizzazione. Ma, Parise non poteva saperlo quando ne scriveva in quel lontano 30 giugno del 1974! La sua, infatti, è una moderna, attualissima invettiva contro il consumismo decerebrato, incolore e compulsivo, in cui qualità, responsabilità della scelta e cultura della stessa sono completamente annullate dagli stereotipi modaioli e dall’assoluta, devastante acriticità in merito alle cose consumate e al loro valore intrinseco effettivo/emotivo, in termini di qualità e di estetica. Fuori dal contesto grillino la cosa ha un senso compiuto profondo, nettamente pasoliniano, nella sua critica feroce agli studenti borghesi del 1968 che picchiavano i veri proletari in divisa, figli di quella osannata classe operaia di cui nessuno di quegli infausti protagonisti aveva percezione della fatica e della povertà in cui conducevano le loro esistenze, tra mille sacrifici per garantire alle loro famiglie i beni indispensabili.

Ma Parise dedicato a esponenti grillini (eretti a esempio e simboli nazionali) come Di Maio, Dibba, Raggi, Appendino, etc., che senso ha? Loro, infatti, fanno integralmente parte di quello stereotipo nettamente bocciato e censurato dal grande scrittore! Allora, Beppe: che fai il Metternich italiano? Vuoi farci credere, pur senza nessuna elaborazione politica conseguente, che il problema e la soluzione sia la “decrescita felice”? Lo spieghi tu a milioni di giovani che non trovano a fine mese nessuna quadra, consumando più voucher che caffè in un Paese che affonda ogni giorno di più tra crisi bancarie e mancanza di lavoro vero? Chi e come, in futuro, dovrà tassarsi per pagare il tuo mitico “reddito di cittadinanza”? Perché non licenzi in tronco Virginia Raggi? Hai praticato, per caso, in questi mesi di suo regno evanescente lo stato cadaverico in cui si dibattono i servizi pubblici di controllo del territorio, burocrazia, trasporti, raccolta rifiuti e riparazione del manto stradale? Lo sai che i romani preferiscono di gran lunga al navigatore satellitare una “app” (che però ancora non c’è...) per il monitoraggio quotidiano delle buche stradali? Il problema tuo, di Casaleggio e di tutto il Movimento è di non avere nessuna capacità di elaborazione dei problemi in cui si dibatte la società italiana e delle loro relative, ragionevoli soluzioni.

No, non farò il Travaglio di turno, con segno opposto. Ma qualcosa ti va detto a brutto muso, caro Beppe. Essendo la classe politica da te selezionata (davvero questi sono stati scelti dal blog? Mi prendi per scemo? A quante sedute di “public speaking” li sottopone regolarmente la Casaleggio Associati?), totalmente priva degli strumenti di alta amministrazione, meglio sollevarti per tempo alcune fondamentali questioni, prima che gli elettori ti aprano le porte del governo di questo sfortunato e disastrato Paese. Primo punto: come si risolve lo sciagurato e disastrato rapporto tra burocrazia e potere politico degli eletti locali (tralasciando per la sua complessità quello più generale), che vede i sindaci delle grandi città ostaggio degli intrecci e dei mille interessi occulti di impiegati e dirigenti comunali, illicenziabili e ingestibili? Da tempo immemorabile, ad es., a Roma sono spariti i vigili dalle strade e il caos autogestito è divenuto normalità. Per non parlare dello stato comatoso in cui galleggia l’assurda raccolta dei rifiuti, dei quali rigurgita ogni strada di periferia, arata da sconosciuti rom raccoglitori che frugano nei cassonetti disseminando tutt’intorno, nell’assoluta impunità, cumuli di spazzatura di ogni tipo.

Secondo ma non meno importante aspetto: che significa per te “vincolo di mandato”? Lo abolisci tout-court? E bravo: e il tuo contratto privatistico tra te, la Casaleggio & Co. che vincola i tuoi eletti che cos’è? Una roba compatibile con la “sacra” (chi vuoi prendere in giro?) Costituzione del 1948? Hai mai fatto, o fatto fare ai tuoi, un semplice ragionamento sul superamento della concezione di insindacabilità dell’eletto nei suoi comportamenti, che può essere impostata solo e soltanto “estendendo” a livello sistemico il ragionamento dei nostri padri costituenti, che nulla sapevano del fatto che saremmo stati costretti a superare il criterio puramente proporzionale per privilegiare le coalizioni? Non credi che basterebbe dire nella nuova legge elettorale che il cambio di casacca, una volta che violi il suddetto criterio sistemico sconvolgendo e ricombinando in corsa (attraverso pure manovre di palazzo!) le coalizioni prescelte dagli elettori, implica l’automatico scioglimento del Parlamento e il ritorno alle urne? Ma no, di tutto ciò non si parla nelle vostre inutili riunioni. Ed è questo che veramente mi preoccupa, credimi Beppe.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 16:49