Roma Capitale

Ha ragione il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, quando chiede “maggiore autonomia per le Regioni” e afferma che i referendum consultivi indetti in Lombardia e in Veneto per il 22 ottobre prossimo rappresentano “uno stimolo per tutti” (Il Messaggero, 23 luglio 2017). È una considerazione certamente opportuna dopo il tentativo fallito di riforma costituzionale renziana; un provvedimento carente, incoerente, mal scritto e respinto dal voto dei cittadini che hanno mostrato di avere più saggezza della maggioranza parlamentare che l’ha approvato. Ma c’è di più.

Dopo i continui insuccessi dei tanti tentativi dall’alto di riforma costituzionale che si sono succeduti di legislatura in legislatura (il primo risale alla Commissione bicamerale Bozzi nel 1983), ora occorre un forte impulso dal basso. Gli italiani vogliono una modernizzazione delle istituzioni. Questo è il senso dei referendum della Lombardia e del Veneto e su questa linea si muoverà il resto d’Italia, come si è visto pochi giorni fa anche per la Calabria. In questo quadro, però, è necessario inserire due questioni: l’accorpamento delle Regioni e Roma Capitale. Sul primo punto è evidente a tutti che non si governa il territorio in una frammentazione esasperata quale è quella che esiste in Italia: la Germania, più grande di un terzo dell’Italia, ha 16 Lander.

Poi c’è la questione romana: una Capitale che, però, non differisce nella sostanza da qualsiasi altra Città metropolitana. Un’incongruenza che danneggia molto i romani, che ormai non sopportano più vedere Roma sotto il peso di tante incombenze senza avere gli strumenti per operare come avviene in altre grandi capitali, come ad esempio Berlino o Washington. Allora si deve pensare a una proposta forte che sia d’esempio anche per le altre regioni. In base ai profondi legami geografici, sociali, economici, culturali è credibile l’unione del Lazio, dell’Abruzzo e del Molise in un’unica Regione autonoma con, all’interno, Roma Capitale Provincia autonoma. In sostanza, si tratta di seguire per Roma quanto già esiste nel nostro ordinamento costituzionale per il Trentino-Alto Adige, una Regione speciale che comprende le Province autonome di Trento e Bolzano.

Seguendo quest’esempio già esistente nel nostro ordinamento costituzionale si darebbe vita a una nuova macroregione autonoma con all’interno la Provincia autonoma di Roma Capitale-Città metropolitana. È una riforma di modifica costituzionale che si può attuare intervenendo sugli articoli 116, 117 e 131. Sono ragionamenti che non possono più essere lasciati per aria. Occorre agire, dal basso. E lo strumento più idoneo ritengo che sia, in questo momento, una proposta di iniziativa popolare, che mi auguro possa essere presentata, con il contestuale inizio della raccolta delle firme necessarie, nell’ambito della prossima festa dell’Opinione dell’8, 9 e 10 settembre.

Aggiornato il 07 agosto 2017 alle ore 22:52