Un anti-israeliano a Montecitorio

Tendenzialmente anti-israeliano come la stessa Laura Boldrini. Almeno su una cosa con l’elezione di Roberto Fico a presidente della Camera dei deputati si può parlare di “continuità” con la sua “predecessora” Laura Boldrini: l’idem sentire fortemente antipatizzante per lo Stato di Israele. Espresso – nel caso di Fico – con l’appoggio ai discorsi del noto grillino duro e puro Manlio Di Stefano, uno che addirittura sostiene il movimento internazionale che propugna il boicottaggio economico.

A rileggere due post di Facebook che risalgono ai “tempi d’oro” del Governo Renzi, cioè nel 2015, c’è da restare di sasso. In uno addirittura Fico arrivava a incitare gli iscritti a dare sostegno all’iniziativa di far ritirare tutti gli ambasciatori europei da Tel Aviv (prima che Donald Trump rompesse le ipocrisie sulla vera capitale che è Gerusalemme) per protesta contro i bombardamenti mirati su Gaza in risposta ai ripetuti lanci di razzi qassam sulle cittadine israeliane.

Nel più imbarazzante di questi post su che ieri sono stati rilanciati dal quotidiano on-line “L’Informale”, Fico veicolava un intervento alla Commissione Esteri della Camera della “cittadina”  Maria Edera Spadoni che invitava il governo dell’epoca a sospendere tutti gli accordi economici con Israele. Poi c’è il passaggio in cui Fico invita il popolo a Cinque Stelle a far sentire la propria voce (ovviamente anti-israeliana) per far ritirare all’Italia, come tutti gli altri governi europei, gli ambasciatori.

Sia come sia, l’elezione di Fico almeno nella propaganda anti-israeliana rappresenta un’ideale linea di continuità con la presidenza Boldrini. Che – a puro titolo di esempio – nell’aprile del 2017 per poco non provocò un incidente diplomatico con Gerusalemme accogliendo alla Camera nel solito incontro di repertorio sulla “difficile pace in Medio Oriente”, ovviamente sbilanciato a favore delle ragioni palestinesi, il rappresentante in Italia di al Fatah, Yousef Salman. Uno che si era sempre espresso in termini di paragone tra il nazismo e il sionismo sia in pubblici incontri sia soprattutto sul proprio account di Facebook.

Almeno da questo punto di vista quindi lo Stato ebraico può stare sereno, invertendo l’ordine dei fattori, tra la “presidenta” buonista, candidata di “Liberi e Uguali” ripescata nel plurinominale, e l’ex presidente della Vigilanza Rai, il prodotto non cambia. L’ostilità contro Israele resta identica.

Aggiornato il 26 marzo 2018 alle ore 10:37