Landini: “Gli operai dicono addio al Pd”

Il mondo operaio ha abbandonato il Pd. Il maggiore partito di sinistra è orfano del suo elettorato di riferimento. È questo il disegno emerso dalle urne del 4 marzo scorso. Lo afferma Maurizio Landini in una lunga intervista a Il Giorno. E immediatamente scoppia la polemica.

C’è che questa massiccia fetta di elettorato ha lasciato la sinistra trasmigrando nelle fila di Lega e Movimento 5 Stelle. “È un dato che chi ha governato, ha dimezzato i suoi voti e il mondo del lavoro non ha votato per chi era al governo. Detto questo, la Cgil aveva capito da un po’ che si stava verificando una frattura e, infatti, Pd e sinistra sono usciti fortemente ridimensionati”.

Landini, ex leader della Fiom e attuale segretario confederale della Cgil, conferma come i loro iscritti abbiano preferito votare per i grillini e i leghisti. “Stiamo analizzando il voto con la nostra Fondazione Di Vittorio, ma non siamo di fronte a un’elezione normale. In Italia gli iscritti a Cgil, Cisl e Uil sono tra gli 11 e i 12 milioni (ma ci sono anche altri sindacati). È indubbio - spiega Landini - da quello che emerge, che i partiti maggiormente votati, anche in queste aree, sono Cinque Stelle e Lega”. 

Ed è per questo motivo che subito dopo il voto i sindacati abbiano scritto ai nuovi presidenti delle Camere e ai gruppi parlamentari, per chiedere che il nuovo Parlamento discuta subito la Carta per i diritti del Lavoro, sottoscritta da più di un milione e mezzo di lavoratori.

“I Cinque Stelle sono stati i primi a risponderci”, afferma. A breve, annuncia Landini, sono in programma anche degli incontri per cambiare sia il Jobs Act sia la legge Fornero sulle pensioni, perché “non è che uno è alternativo all’altro, non è che ora parte il giochino o l’uno o l’altro, bisogna ridare diritti a chi lavora, a parità di lavoro parità di diritti e retribuzioni, con le pensioni che restano una ferita aperta”.

“Il problema – dice sempre Landini - non si risolve dicendo 41 anni e poi in pensione. Bisogna pensare anche a dare pensioni di garanzia ai giovani, perché un sistema puramente contributivo non esiste in nessun Paese del mondo e, soprattutto, bisogna ridare fiato agli investimenti per creare lavoro”. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, altro tema centrale della scorsa campagna elettorale, fa sapere: “Ricondurre il voto del Mezzogiorno al fatto che questi elettori vogliono essere sussidiati, secondo me, è un’altra di quelle stupidaggini che non dà l’idea di capire che cosa sta succedendo”. Insomma i sindacati commentano un risultato elettorale disastroso per la sinistra. E un monito per il prossimo giro elettorale.

Aggiornato il 12 aprile 2018 alle ore 12:51