Molti dubbi e qualche speranza

Mentre per identificare meglio il Professore Conte, l’informazione fa a gara per scovare rapporti e vicinanze con questo o quello, noi francamente preferiamo affidarci al “naso”.

A naso infatti da quel che si è visto e sentito, seppure con simpatia, Giuseppe Conte non sembra uno special one e neppure un condor delle Ande.

Sia chiaro è ovviamente con il massimo rispetto della persona che esprimiamo questa sensazione al netto della indiscussa preparazione giuridica del Premier incaricato.

Nel giudizio, che vale quel che vale, partiamo dall’intuito che nasce dalla cosiddetta praticaccia e dall’esperienza di strada anche nella vita universitaria condotta di qua e di là dai banchi.

Insomma di professoroni ne abbiamo conosciuti tanti, in politica e non, e garantiamo che solo una parte nella quotidianità, nei confronti culturali e nei contatti umani si è dimostrata all’altezza della quantità di medaglie appuntate sul petto.

Ecco perché diciamo che sul probabile esecutivo restano dubbi e poche speranze a partire dalla capacità del Premier incaricato di guidare e districarsi con polso ed autorevolezza, lungo il percorso che obbligatoriamente si dovrà seguire.

A scorrere poi la lista intera dei possibili Ministri, francamente non c’è da alzare i cuori al cielo, tranne che ovviamente nel caso di Paolo Savona.

Il professore Savona infatti è davvero uno di quegli special one che indipendentemente dal curriculum, ogni Governo dovrebbe augurarsi di avere in forza per, la qualità del valore aggiunto e della esperienza in grado di apportare.

Per obiettività va detto che anche Giorgetti e Massolo, inseriti nella lista dei probabili, sarebbero un plus valore per l’eventuale esecutivo, ma nella sostanza il quadro generale appare ricco di inesperienza, autoreferenzialità, sovraesposizione.

Oltretutto e qui sta il vero problema che lascia poche speranze, quando si passerà dalle intenzioni contrattuali alla stesura dei provvedimenti annunciati, saranno dolori e grandi.

Dolori perché inevitabilmente uscirà fuori la diversità fra Salvini e Di Maio, fra statalisti e liberisti, assistenzialismo e produttivismo, giustizialisti e garantisti, centralismo e federalismo, a meno che Di Maio non compia il miracolo di incapsulare definitivamente Salvini e la sua Lega.

Insomma staremo a vedere, di sicuro in tutta questa storia un cambiamento grande ci sta eccome, il problema però, secondo noi, è che si tratta di un cambiamento in peggio, anche se non fosse altro che per il bene comune e del Paese, ovviamente ci auguriamo di sbagliare.

Aggiornato il 25 maggio 2018 alle ore 12:14