Caro Boeri, diciamoci la verità

Caro professore, diciamoci la verità, a lei di finire in prima pagina per questa o quella polemica in fondo non dispiace affatto. Insomma, la storia di Narciso la conosce bene. Oltretutto guidare l’Inps non è come presiedere uno dei mille enti di Stato, perché l’Inps, si sa, è il caveau dei sacrifici e delle speranze degli italiani sulla affidabilità della politica. Stare a capo di questo istituto, quindi, significa inevitabilmente occuparsi di politica e di politiche. Nulla di male, dunque, non c’è bisogno che lei si sbracci tanto per affermare il contrario. Che poi ogni presidente abbia il suo stile è ovvio; lei ad esempio, da quel che si vede, sul proscenio e sotto i riflettori ci sta volentieri, ma tant’è.

Sia chiaro, se la timidezza nella vita poco aiuta, anche il suo contrario non è detto che agevoli; anzi, basterebbe pensare al “Tit for tat” della teoria dei giochi per conoscerne i rischi. Dunque, secondo noi, lei fa politica secondo una legittima aspirazione: quella di tanti professori che in un governo ci entrerebbero eccome. Oltretutto nel mondo che in qualche modo le appartiene, quello cosiddetto radical chic, di una sinistra ricca che vive nel benessere, molti professori addirittura smaniano per fare politica e dimostrare quanto capiscano la povertà. Si tratta di una situazione curiosa di cui la sinistra non si è mai fatta carico, anzi, ancora oggi si pensa che sia bello parlare di emarginazione, dei diritti dei più deboli e quant’altro, dal comodo di salotti borghesi e di verande in prima fila sulle rive più esclusive.

Insomma, verrebbe da dire che sia facile predicare bene e razzolare male, ma la sinistra, specialmente quella radical chic se ne buggera, ecco perché precipita nei giudizi e nei consensi. Per farla breve, caro Boeri, lei fa politica e la fa a sinistra e come tutta la sinistra tende appunto, sia pure in buona fede e con rispetto, a predicare bene e razzolare male. Infatti non si capisce perché lei non abbia rivoluzionato l’istituto che presiede dal 2014 ad oggi. L’Inps a giudizio di tanti è peggiorato, è meno vicino alla gente, è più inaccessibile che mai, resta un gigante per costi e un nano per efficienza. Come se non bastasse, presidente, lei quando difende la “Fornero” e attacca chi vorrebbe cambiarla si guarda bene dal dichiarare ai cittadini come e perché ci si è arrivati. Si guarda bene di spiegare alla gente che per decenni i cattocomunisti, Dc e Pci e un mondo di centrosinistra che avrebbe dovuto essere giusto, abbia invece fatto strame della previdenza, favorendo alcuni a scapito di altri. Si guarda bene dal raccontare che la politica cattocomunista per legislature e legislature ha emanato provvedimenti devastanti per i conti previdenziali, fregandosene del futuro e consentendo ad alcune categorie di riempirsi di privilegi sulle spalle di altre. Lei, presidente, non dice che sul tema, la stessa nostra Costituzione è sbagliata, perché garantisce abusi del diritto di alcuni a scapito di altri. Insomma, i cosiddetti diritti acquisiti nella realtà sono una vergogna e non una tutela. In materia, infatti, anziché appellarsi alla Consulta affinché respinga i tentativi di giustizia sociale, bisognerebbe spingere il Parlamento a cambiare quei capitoli della Carta che alla prova del tempo e dei costi gridano “vendetta”.

Per non parlare, caro Boeri, delle sue posizioni sull’immigrazione e del fatto che sarebbero gli immigrati a pagare le pensioni, dimenticando non solo la reciprocità, ma che nell’equilibrio dei conti di assistenza il fenomeno pesa eccome. Perciò diciamo che il problema non è tanto quello di occuparsi di politica, ma di farlo semmai con una operazione-verità, che a sinistra è stata spesso illustre sconosciuta.

Georges Clemenceau diceva: “Chi non è socialista a vent’anni è senza cuore, chi lo è ancora a cinquanta è senza testa”.

Aggiornato il 17 luglio 2018 alle ore 12:00