Conte non si fida dell’Ue

Non fidarsi di burocrati e banchieri Ue, questo l’unico comun denominatore che potrebbe permettere un dialogo tra Governo Conte ed esponenti del centrodestra. Infatti se c’è stata la Brexit, con relativo referendum, lo si deve ad un misto d’insipienza e opportunismo dei Paesi guida (Francia e Germania), una linea che ha dominato in tutte le politiche, dalla questione migranti ai problemi finanziari.

Il premier Giuseppe Conte ha detto alla stampa, in merito all’ultimo vertice Ue a cui ha partecipato, che “c’è stata una discussione molto vivace… confesso che a un certo punto ho bloccato l’adozione del documento, abbiamo dovuto fare una pausa e, dopo una lunga negoziazione, abbiamo approvato un testo”. Conte non è uno sprovveduto, da buon giurista ha intuito che chi gestisce i poteri europei è concentrato esclusivamente su problematiche bancarie finanziarie, dimenticando (volutamente) le tante emergenze dei Paesi membri. Emergenze che, invece di essere comprese e risolte collegialmente, assurgono a scusa per multare il Paese membro, per mettere nell’angolo la nazione in difficoltà. Ecco dove frana la tanto millantata “solidarietà europea”.

Di fatto Conte ha mostrato poca accondiscendenza sull’introduzione di un punto sul rafforzamento del “Meccanismo europeo di stabilità” (Mes, Fondo salva-Stati). Conte ha definito “inaccettabile il passaggio” comodo a Francia e Germania. “L’ostacolo è stato superato istituendo il common backstop - ha poi chiarito Conte - un meccanismo di sicurezza che prevede la condivisione del rischio con riguardo al sistema bancario”. Ma Conte non si fida degli euroburocrati bancari. Su questo aspetto Conte parla la stessa lingua di Renato Brunetta. “Un disastro per l’Italia, frutto di dilettanti allo sbaraglio, andati a trattare nel vertice europeo degli ultimi anni senza alcuna preparazione”, ha fatto eco Brunetta (Forza Italia) riferendosi proprio al proposito di riformare il Mes. È evidente che tornano come nodi al pettine gli accordi storicamente stretti da Romano Prodi e seguaci, quando i rappresentati italiani si presentavano a Bruxelles col cappello in mano: strategia prodiana condivisa da Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. In forza degli accordi pregressi, i poteri forti Ue vorrebbero che gli Stati in difficoltà, per scongiurare chiusure di rubinetti bancari, si pieghino al coordinamento di Mes, Ue e Bce: la Troika governata da Bruxelles, Francoforte e Berlino, che intende cantierizzare presso una procura europea il fallimento dell’Italia per poi gestirne le politiche, commissariare ogni amministrazione del Paese e, non ultimo, terminare il sacco di asset, aziende, immobili e patrimoni vari.

L’Italia fa la sua parte di Stato responsabile, con ancora un briciolo di dignità e sovranità, ed emerge dalle parole di Conte a “Il Fatto Quotidiano”: “Martedì ho scritto la seconda lettera a Juncker e Tusk per chiedere che quel che è avvenuto domenica, cioè la suddivisione dei migranti, diventi una prassi, affidata non più alle nostre telefonate ai partner, ma a un gabinetto o comitato di crisi sotto l’egida della Commissione Ue, che poi si faccia mediatrice con i vari governi”. Ma dai vertici Ue solo freddezza da banchieri incalliti, la stessa condotta che ha cagionato la Brexit.

Emerge dai dati delle varie agenzie che i ventisette Paesi Ue non sono pronti ad affrontare tutti gli scenari in cui si andrà a concretizzare la Brexit: lo ha detto anche il portavoce della Commissione europea, evidenziando che “dobbiamo essere pronti a ogni eventualità”. Quindi il mancato accordo con la Gran Bretagna è ormai l’unico scenario possibile, e questo grazie ai cervelloni di Bruxelles. Oggi a Bruxelles si svolgerà l’incontro tra il negoziatore Ue Michel Barnier e il nuovo negoziatore inglese Dominic Raab. Nel comunicato della Commissione Ue si legge che, “l’Europa lavora duramente a un accordo, ma non c’è certezza che sarà raggiunto. E anche se lo fosse, il Regno Unito non sarà più uno Stato membro… ci si prepara a tutte le evenienze per assicurare che le istituzioni dell’Ue, gli Stati membri e i privati siano comunque pronti”.

La Commissione dice ai governi dei singoli Stati di “prepararsi a tutti gli scenari”, considerando “misure di contingenza per problemi specifici come le dogane, nel caso di non accordo”. E allora dov’è finita la baldanzosa politica Ue, quella dell’Euro forte che salva tutto e tutti? L’impressione è che un manipolo di ricchi burocrati e banchieri sia irresponsabilmente a capo della nazione Europa. Un manipolo di tecnocrati forte con i deboli e debole con i forti. Gente buona a seguire interessi lontani dai popoli europei. L’Inghilterra non pagherà mai nemmeno un centesimo dei novanta miliardi di euro in sanzioni Ue. A Bruxelles lo sanno e così si concentrano ad usare il Mes per saccheggiare definitivamente i Paesi più deboli (e poveri) del Vecchio Continente.

Aggiornato il 20 luglio 2018 alle ore 12:43