Sinistre, Macron e alta burocrazia contro la flat tax di Salvini

Si sta creando un vero e proprio schieramento europeo contrario all’abbassamento delle tasse in Italia. A farne parte tutta l’alta burocrazia italiana (in prima fila i magistrati), i docenti universitari e anche quelli delle scuole primarie e secondarie, e con loro ci si sono messi anche i burocrati dell’Unione europea, i politici di Belgio, Lussemburgo e, dulcis in fundo, anche il presidente francese Emmanuel Macron. Anche quest’ultimo mette bocca sulle tasse degli italiani, anzi risponde al Governo giallo-verde che “in Francia sto aumentando la tassa di successione”.

Giustamente i leghisti ribattono a Macron di pensare al suo amante, all’affaire Alexandre Benalla, e non alla flat tax che salverebbe le tanto tartassate famiglie italiane. E per quanto Macron s’affanni a smentire le voci circa la sua violenta relazione, nei salotti parigini avrebbero già ribattezzato Benalla “le sodomizer”, e non è necessario conoscere bene il francese per comprendere il significato dell’appellativo dato all’ex capo della sicurezza dell’inquilino dell’Eliseo. Per quanto questa gente abbia tanti cavoli in certi posti, comunque trova il tempo di ficcare il naso nelle faccende italiane.

E dagli ultimi dati della Cgia di Mestre sul carico fiscale emerge che il vero “sodomizer” d’Italia è proprio il fisco. In 20 anni, tra il 1997 e il 2017, le entrate tributarie nel nostro Paese sono aumentate di 198,5 miliardi di euro, salendo a 502,6 miliardi. In termini percentuali, si è registrato un boom di oltre il 65 per cento, che al netto della stessa inflazione nel periodo (42,7%) si traduce in un aumento reale del 22,5 per cento. E mentre le tasse s’impennano, il pil nominale dell’Italia si è espanso solo figurativamente del 57,4 per cento (in realtà di solo il 14,7 per cento): pari a una crescita media annua dello 0,7 per cento. Una lunga fase stagnante della nostra economia che, però, non viene percepita (compresa) dall’alta burocrazia, dai magistrati e dai professori universitari. Ecco perché le entrate tributarie sono cresciute di 1,5 volte più velocemente del Prodotto interno lordo, perché i burocrati spremono l’uomo della strada, increduli del suo disagio sociale, economico e lavorativo. L’alta burocrazia ha favorito che si passasse a togliere al cittadino dal 30 al 42,5 per cento di ricchezza prodotta. Ed è emerso che i figli degli alti dirigenti di Stato sono stati tutti mandati a studiare all’estero, e quelli migrati a Londra hanno portato con loro i risparmi dei rispettivi genitori. Ecco chi ha portato i soldi oltre confine, e alla faccia dei tanti italiani che tirano la carretta.

Alla faccia di chi evoca il problema dell’evasione fiscale alla base dei nostri mali. Tra il 2007 e il 2017 (il decennio di peggiore crisi dal secondo dopoguerra) il pil reale risulta contrattosi di circa il 5,5 per cento, ma le entrate tributarie sono aumentate di 37,5 miliardi, cioè dell’8 per cento. In pratica, gli italiani hanno continuato a pagare le tasse anche in piena crisi, garantendo l’incremento dei redditi per l’alta burocrazia, quelle che oggi chiede la non diminuzione delle tasse.

In buona sostanza, agli italiani sono stati chiesti altri 200 miliardi di euro per contribuire ai costi della macchina pubblica: pardon vertici dello Stato, di Banca d’Italia e magistratura. A conti fatti la pressione fiscale è cresciuta dal 2005 in Italia più del triplo rispetto all’Europa. L’Italia è un Paese d’evasori fiscali? È una leggenda metropolitana, pura propaganda delle sinistre e dell’Ue per giustificare le campagne anti-italiane, le varie intromissioni nella nostra politica. L’Unione, su spinta francese, vorrebbe azzerare il contante e attuare una caccia all’impresa italiana in difficoltà. Qui si confida che in uno scatto di reni del nostro amor patrio. Un sano nazionalismo e mutande d’acciaio contro “le sodomizer”: dateci le belle donne francesi e tenetevi Benalla.

Aggiornato il 20 settembre 2018 alle ore 13:21