Niente domiciliari per Verdiglione ma vogliono mandarlo al manicomio

Niente domiciliari per Armando Verdiglione, ma se vuole può andare al manicomio. Nel rigetto, il quarto, da parte del tribunale di sorveglianza di Milano alle ripetute istanze del filosofo e psicanalista che fu allievo prediletto di Jacques Lacan, sono contenute un paio di perle che la dicono lunga sull'atteggiamento che appare pregiudizialmente ostile nei suoi confronti. La prima perla è che l’arresto domiciliare benché ultrasettantenne sarebbe inammissibile in quanto “la pena espianda (sic!) è superiore ai quattro anni di reclusione”. Mentre esistono molte sentenze di cassazione, che oltretutto giudicavano reati di mafia e non truffe, evasioni fiscali o circonvenzioni di incapaci, hanno stabilito esattamente il contrario, e cioè che di fronte all'età la pena da espiare a casa, se sussistono i requisiti, non è soggetta a imitazioni temporali.

La seconda perla – in compenso – sa quasi di beffa sarcastica contro lo stesso Verdiglione e il difensore che lo rappresenta in questa lunga nottata di lotta conto la ferocia burocratica e il senso vendicativo della giustizia all'italiana. La beffa consiste in questo passo del provvedimento di rigetto datato 10 ottobre 2018: “questo ufficio in data odierna ha disposto un costante monitoraggio e ha anche interpellato lo psichiatra del carcere per sapere se ricorrano eventualmente gli estremi di cui all'articolo 148 codice penale”. Che per l’appunto sono quelli che possono indurre il magistrato di sorveglianza a spostare Verdiglione dal carcere al manicomio giudiziario. Che per inciso sarebbe anche stato abolito nel frattempo fatta salva la circostanza che rimangono aperte alcune strutture ex Opg.

Una maniera per il magistrato di cautelarsi da eventuali conseguenze nefaste di questi ripetuti dinieghi a un 74 enne che chiede come suo diritto di scontare il residuo pena a casa al di là dell’entità della pena da scontare come è suo diritto? Vattelapesca, come direbbe il Profeta, di certo la Cassazione più volte ha stabilito che quando il detenuto è anziano non conta la pena da scontare come numero di anni ma solo la pericolosità sociale come eventuale ostativa. Qualcuno vuole oggi sostenere che Armando Verdiglione è socialmente pericoloso come un detenuto di criminalità organizzata?

Aggiornato il 12 ottobre 2018 alle ore 12:13