Eurobarometro: la diffidenza degli italiani nell’Ue

Che non sia un buon periodo tra l’Italia e l’Unione europea è cosa nota. Che non lo sia a livello politico anche. Ma la timida diffidenza degli italiani verso le istituzioni europee, lascia sorpresi davvero tutti. Non solo perché il Belpaese è stato da sempre un fedele animatore del progetto europeo, ma soprattutto in vista di una competizione elettorale europea che mette a questo punto in discussioni prospettive, aspirazioni e limiti di un’opinione pubblica europea sempre più in cerca di risposte.

Al momento, però, le uniche certezze sono quelle le fornite dall’ultimo sondaggio Eurobarometro, strumento di indagine statistica che misura ed analizza (due volte l’anno) le tendenze e i sentimenti dei cittadini di tutti gli Stati membri nonché dei Paesi candidati. Ebbene, il 68 per cento degli europei ritiene che il proprio Paese abbia tratto beneficio dall’appartenenza all’Ue e il 62 per cento degli intervistati considera positivamente l’adesione del proprio Paese all’Unione europea. Tuttavia, fanno eccezione solo pochi Paesi, tra cui l’Italia. In particolare, il 43 per cento degli italiani intervistati pensa che l’Italia abbia tratto beneficio dall’essere membro Ue, il dato più basso di tutti i Paesi europei, mentre solo il 65 per cento degli italiani dichiara di essere favorevole all’euro. Certo, il dato è comunque in crescita di 4 punti percentuali rispetto a settembre 2017, ma tutto ciò non basta in un’Europa a rischio trazione eurocritica.

Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha commentato la presentazione dell’Eurobarometro sottolineando come “in quasi tutta Europa cresce l’apprezzamento per l’appartenenza all’Unione e per i benefici che ne derivano, con livelli record dal 1983. Ma non possiamo certo cullarci sugli allori. Dobbiamo raddoppiare gli sforzi per dimostrare che l’Unione sa dare risposte davvero efficaci ai principali problemi degli europei, come immigrazione, sicurezza e disoccupazione”.

Ma il principio della democrazia diretta impone anche un’altra analisi. Quella relazionale tra i cittadini europei e le Istituzioni di Bruxelles. Infatti, un terzo (quasi il 32 per cento) degli europei ha un’opinione positiva sul parlamento europeo, un quinto (21 per cento) esprime un parere negativo e una maggioranza relativa (43 per cento) rimane neutrale. Inoltre, il 48 per cento degli intervistati vorrebbe che l’Ue svolgesse un ruolo più significativo in futuro, mentre il 27 per cento preferirebbe fosse ridimensionato.

L’indagine, poi, analizza anche gli orientamenti degli intervistati in merito alle prossime elezioni europee. Peccato che solo il 44 per cento sappia la data del voto a maggio 2019, e il 51 per cento si dichiari interessato alla tornata elettorale europea. Last but not least, in caso di referendum nel proprio Paese, il 66 per cento degli interrogati voterebbe per restare nell’Ue, e solo il 17 per cento per l’uscita.

Una magra consolazione per un sogno, di un’Europa unita, fortemente voluto dai Padri fondatori sessant’anni fa e che adesso sembra aver perso di magia.

Aggiornato il 18 ottobre 2018 alle ore 11:06