Tria tra lo spread e il fuoco amico

I dolori del vecchio Giovanni. Il ministro dell’Economia Tria continua a sopravvivere a se stesso, in un governo che non apprezza i suoi dubbi e che pretende certezze. Davanti alle telecamere di “Porta a porta”, su Rai Uno, dichiara che “lo spread a 320 è un livello che non possiamo considerare di mantenere troppo a lungo”. Il ministro analizza con amarezza non troppo velata la vicenda della bocciatura europea della manovra italiana. Secondo l’inquilino di via XX Settembre, “non ci sono motivi tali da giustificare questi livelli di spread. I fondamentali dell’Italia sono solidi. Il vero problema è l’incertezza politica su dove il governo vuole andare a finire”.

Per il ministro, l’Unione Europea è stata fin troppo sbrigativa nel formulare il giudizio negativo sulla manovra dell’esecutivo gialloverde. “La lettera – sostiene – mi ha lasciato in alcuni punti sorpreso e perplesso per alcune valutazioni superficiali. Forse è stata scritta un po’ di fretta. Vengono criticati negativamente punti che nella manovra non ci sono, forse li hanno letti sui giornali”.

Ma come sempre, a preoccupare maggiormente Tria è il “fuoco amico”. Il fronte interno, infatti, ha trovato una nuova breccia per colpirlo. Il casus belli è l’anticipazione di un’intervista che il ministro ha rilasciato al settimanale “Famiglia Cristiana”. Nel corso del colloquio, il ministro ritorna sul caso del clamoroso audio di Rocco Casalino, in cui il portavoce del presidente del Consiglio prometteva “una mega vendetta contro i tecnici del ministero del Mef”, se non fosse stato approvato il reddito di cittadinanza. Tria, a questo proposito, ha detto che non desidera “commentare volgarità e minacce contro funzionari dello Stato, specie se questi ricoprono una funzione di garanzia ed indipendenza universalmente riconosciuta e prevista dall’ordinamento”.

L’anticipazione provoca un autentico terremoto nelle fila grilline. Tant’è vero che il M5s dirama una nota di fuoco, in cui si attacca, ancora una volta, la stampa: “L’audio rubato al portavoce del presidente del Consiglio, Rocco Casalino, è un’altra vergognosa pagina di giornalismo. Quelle parole erano dette in privato e tali dovevano rimanere. Non si trattava affatto di minacce ma il portavoce riportava quella che è la linea del Movimento 5 stelle, perché tutto il Movimento è convinto che alcuni tecnici del Mef non svolgono il proprio ruolo con indipendenza e professionalità. Ci sorprende che il ministro Tria invece di fare valutazioni di merito e pulizia nel suo ministero li difenda a prescindere”.

Sulla vicenda interviene anche Giuseppe Conte. Ma il premier, stavolta, non prova a mediare. “Non ho nulla – sostiene – da aggiungere rispetto a quanto affermato un mese fa. Già in quell’occasione ho espresso piena fiducia al mio portavoce Rocco Casalino”.

Aggiornato il 25 ottobre 2018 alle ore 15:10