A passo di gambero

Così come nella famosa trasmissione radiofonica “Il Gambero” degli anni ’70 e ’80, si scende, si dimezza e si torna indietro.

Insomma, era ovvio che il premier Giuseppe Conte dovesse capitolare e sbugiardare non solo i suoi entusiasmi, ma quelli della coppia che lo tiene a galla e lo manda allo sbaraglio. Il totem del 2,4 percento, la cifra intoccabile del deficit, il numeretto intangibile, alla fine è naufragato e si è ridotto al 2 per cento, e non è detto che basti ancora.

Eppure, al di là della pessima figura, della quale Luigi Di Maio e Matteo Salvini sembrano infischiarsene, i timori sulla manovra restano, perché rimane un provvedimento poggiato sul debito, privo di un minimo progetto di crescita e sviluppo, che invece servirebbe eccome. Restano aperti i nodi del reddito, la presa in giro sulla quota 100, l’assenza di uno straccio di riforma del fisco, anzi la sua complicazione con la fattura elettronica, resta la mancanza di una vera flat tax, resta il nulla per il Mezzogiorno, per l’abolizione della burocrazia.

Insomma, rimane il pataracchio di una legge di stabilità fatta sul consenso piuttosto che sulle necessità, nonostante che i previsionali sul 2019 indichino peggioramenti e decrementi. Come se non bastasse, la manovra resta un’incognita visto che alla Camera è stata approvata in bianco. Insomma, non si sa quello che resterà e quello che no per rispettare la riduzione voluta dalla Ue.

Considerata la scellerata ostinazione dei grillini, tutto fa suppore che saranno i leghisti a dover rinunciare a qualche cosa, di quel poco di giusto che ci stava dentro. Per farla breve, di male in peggio. Colpisce sentire i commenti del premier Conte che parla di successo, di soddisfazione, viene davvero di pensare al “Pasquale” di Totò; bella soddisfazione prendere ceffoni dai tromboni della Ue, roba da matti. Bella soddisfazione quella di aver costretto il Paese a pagare pegno di serietà e di fiducia ovunque, di aver obbligato i cittadini a pagare costi sui mercati, per poi fare marcia indietro e ritrattare.

Del resto cosa volete, ci risulta che i grillini per festeggiare i risultati ottenuti da Conte abbiano ballato di notte in discoteca; insomma potremmo dire dal brindisi sul balcone ai quattro salti nella pista. Ogni commento di chi abbia testa, ovviamente è dispensato.

Aggiornato il 13 dicembre 2018 alle ore 12:06