Il sorriso a sproposito

Bisognerebbe chiedere a Luigi Di Maio chi sia stato a preparare quei foglietti con i quali durante la campagna elettorale sventolava numeri e coperture economiche dei provvedimenti annunciati. Perché non solo il giovinotto sbandierava, ma con arroganza e supponenza replicava duro a chiunque manifestasse dubbi sulle cifre e sulle quantificazioni. Alla luce dei fatti, tanto basterebbe per chiederne le dimissioni, almeno in un Paese normale, perché altrove, fare una intera campagna elettorale sui numeri fasulli, inventati, buttati la solo per cercare voti, sarebbe impensabile.

Insomma grave, come altrettanto sarebbe l’esempio che stiamo vedendo e che, in molti casi, non è corrispondente alle assicurazioni sulla purezza, onestà e trasparenza dei Cinque Stelle. Eppure se tutto ciò non fosse sufficiente, a capire i pentastellati c’è l’ignoranza con la quale in queste settimane vanno in tivù a parlare di finanziaria, di manovra. Infatti con una sottocultura economica imbarazzante insistono nel volere etichettare la legge di stabilità come espansiva e tanto.

Bene, anzi male, vorremmo chiedere a questi grandi economisti che imperversano in tv dalla Palombelli a Porro di spiegarci dove abbiano studiato e, peggio che mai, insegnato economia. Insomma, solo per dire, è espansivo il Decreto dignità che genera espulsioni dal mercato del lavoro? È espansiva l’ecotassa sulle auto? Oppure l’aumento delle aliquote Imu sulle case? Vorremmo che ci si spiegassero cosa ci sia d’espansivo nella fattura elettronica, oppure nell’incremento delle accise, oppure ancora nel taglio delle pensioni e nel blocco degli adeguamenti. È espansiva la sciocchezza della quota 100? Quando è arcinoto che l’effetto di sostituzione sui pensionati al massimo è pari al 30-40 per cento, insomma su dieci che vanno 3 oppure 4 rientrano? Per non parlare della follia sul reddito, che non solo aumenterà il debito, ma non sarà espansivo, perché chi viene dalla paura, appena ottiene quattro lire tende a risparmiare piuttosto che il contrario. La propensione al consumo dipende più dalla testa che dalla tasca, dipende dalla fiducia, da un lavoro stabile, fattori senza i quali si spende poco o niente, ecco perché il reddito sarà un flop senza ritorno. Soldi sprecati.

Insomma, l’espansione è tutt’altro cari “somari”, è investimenti, taglio delle tasse, del cuneo fiscale, è agevolazione vera al credito d’impresa e familiare, è sostegno forte all’intrapresa, è stimolo ai giovani che iniziano. L’espansione è semplificazione, eliminazione di mille adempimenti, incremento della libertà d’impresa, taglio di ogni burocrazia, l’espansione è un respiro grande e profondo da offrire al mercato, non un cappio al collo come il vostro cari grillini.

Per finire, signor Di Maio e colleghi, l’espansione è il contrario vostro, voi siete statalisti, centralisti, assistenzialisti, per l’aumento dell’impiego pubblico, insomma veterocomunismo, un tormento che ha portato l’est alla rivolta e al fallimento.

Aggiornato il 19 dicembre 2018 alle ore 11:09