Pd dilata prima fase congresso, Calenda fa discutere

Il congresso Pd dilata la sua prima fase, quella riservata ai circoli e agli iscritti con cui da 6 candidati alla segreteria si passerà a tre per le primarie di marzo. Si va verso una proroga dal 23 al 26 gennaio: deciderà forse stamattina la Commissione congresso tenendo conto che finora in Sicilia non ha votato quasi alcun circolo e che molte zone dell’Appennino sono funestate dalle nevicate.

Nell’attesa, tiene banco il manifesto di Carlo Calenda per le Europee, sostenuto dai due principali candidati alla leadership, Nicola Zingaretti e Maurizio Martina, e nella sostanza anche da Matteo Renzi, che però si tiene lontano dal dibattito perché, spiega, “se entro io si ricomincia a litigare su tutto”. Calenda prevede che “la lista con tutti uniti possa superare il 30% alle Europee”, ma scherza anche sul fatto che “se supero solo il 4 per cento di sbarramento mi butto al fiume”. “L’idea di Calenda di dire ‘Mettiamoci tutti insieme, smettiamo di litigare’, mi sembra un principio molto saggio, preoccupiamoci delle cose da fare e non delle beghe”, dichiara Matteo Renzi, ribadendo di non voler fare una propria lista o candidarsi. Quanto al congresso del Pd, “nel quale non metto bocca”, “Giachetti corre per Giachetti; è una persona che stimo moltissimo”, smentendo così che si tratti del proprio alfiere.

Dallo staff di Nicola Zingaretti si sottolinea che in base a dati ufficiosi con circa 110 mila votanti il governatore del Lazio sarebbe appena oltre il 50%, mentre Martina sarebbe fermo sotto il 32%. Terzo Giachetti, quasi al 14%. Cinquanta per cento è la quota che bisogna superare per vincere alle primarie il 3 marzo e diventare segretario. In caso contrario sarà l’assemblea Pd a decidere.

Martina è andato al congresso della Cgil a Bari e domani sarà a Genova per commemorare Guido Rossa, operaio e sindacalista ucciso dalle Br begli anni Settanta. “Spero che tutti i candidati alla segreteria siano in piazza con Cgil, Cisl e Uil il 9 febbraio contro il governo”, auspica Martina che, tra l’altro, si dice contrario al referendum contro il reddito di cittadinanza e pronto a combattere contro ogni ipotesi di scissione nel partito. C’è spazio per una polemica indiretta con Giachetti, un comitato del quale su internet ha accusato l’ex reggente di essere sostanzialmente un ‘traditore’ di Renzi e del renzismo. “Basta con la logica amico-nemico - dice Martina - gli avversari sono M5S e Lega”. Maria Saladino, unica candidata, denuncia che solo il 40 per cento degli iscritti ha votato: “Avete impedito la svolta”.

Aggiornato il 23 gennaio 2019 alle ore 11:21