Gran varietà, tra giustizia e ipocrisia

Si conferma quella sorta di ritornello, di una magistratura, che pur di fare spettacolo, si occupa di politica a svantaggio del diritto, inaccettabile. Del resto, in queste ore, barba di professori, di ex magistrati, di esperti del diritto, sono rabbrividiti di fronte alla richiesta di procedere contro Salvini, da parte del tribunale dei ministri.

E qui viene a galla la prima parte del gran varietà, fino a che il parlamento non saprà farsi rispettare, non solo respingendo le provocazioni di alcuni giudici, ma riformando la giustizia, gli spettacoli continueranno. È da tangentopoli, che la magistratura interviene in politica, utilizzando in limite litiis, ogni cavillo possibile, di un ordinamento, che smarriti i contrappesi costituzionali, ha condotto spesso a risultati devastanti.

Del resto dalla mancanza di responsabilità civile, alla separazione delle carriere, alle correnti nel CSM, alla obbligatorietà dell’azione penale, è un continuum di regole da riscrivere e migliorare. Oltretutto la modifica fatta nel 93, dell’articolo 68, da un parlamento tremolante e impaurito, ha chiuso un cerchio infernale, negli squilibri dei poteri costituzionali, sbilanciandoli a vantaggio della magistratura.

Ecco perché sul proscenio del gran varietà, alcuni pezzi di magistratura continuano ad imperversare, come se nulla fosse, occupandosi di politica piuttosto che di giustizia, ma tant’è. Come se non bastasse, a questo recital, l’ipocrisia grillina ci mette il carico dimostrando quanto il paese sia in cattive mani, le loro. Di Maio, infatti, ha annunciato il favore del movimento, per l’autorizzazione contro Salvini sul caso Diciotti, dichiarandosi però pronto, a testimoniare che quella decisione, fu condivisa dal governo tutto.

Tombola, verrebbe da dire, alla faccia dell’onestà intellettuale, insomma siamo all’ipocrisia pura, tanto da fare i complimenti al capocomico Grillo, per come abbia insegnato il mestiere, ai suoi bimbetti, povero Salvini con chi si è messo insieme. Bene anzi male, sullo sfondo di questa sceneggiata, che comunque si chiuderà in Senato a favore del leghista, si è infilata la macchietta del “gommone “e di forza Italia.

La questione è solo politica, un antefatto più grande del problema dello sbarco dei 47 della Sea Watch, che su centinaia di migliaia fanno una minuzia, bloccare le partenze è la soluzione, con un blocco navale come dice Meloni. Insomma 47 per migliaia di sbarchi, costituisce una somma di eccezioni, che alla fine crea un guaio e basta, se non si è attrezzati all’accoglienza e lo si fa per convenienza e per ipocrisia, come è stato fatto in precedenza.

Oltretutto qui, il problema non è il soccorso come si cerca di far passare, ma è lo sbarco, perché il salvataggio giustamente già c’è stato, insomma non si capisce perché i razzisti saremmo noi, quando in Europa, tutti negano il porto alla nave dell’ong, roba da matti. Come finirà il gran varietà? speriamo che Salvini capisca i suoi alleati, che gli italiani capiscano i grillini, che forza Italia decida da che parte stare, dopodiché questo governo è un male che deve finire e presto.

Aggiornato il 28 gennaio 2019 alle ore 11:48