L’enigma immigrazione

L’immigrazione è un.. algoritmo? Diciamo piuttosto che si tratta di una particolarissima “bilancia dei pagamenti” internazionali. I Paesi, per così dire, “esportatori netti” per colpa (quasi sempre) delle élite corrotte che li governano fanno dumping umanitario esportando il malessere interno di una immensa popolazione giovane senza diritti, futuro e risorse. Come può l’Occidente accogliere centinaia di milioni di nuovi immigrati africani, senza ricorrere alla politica delle corrazzate e dei blindati, per chiudere ermeticamente le frontiere di terra e di mare, onde evitare progrom e bagni di sangue tra autoctoni e stranieri? Semplice: rimettere in equilibrio la suddetta bilancia rimandando indietro tutti i falsi asilanti. Tuttavia, il rientro di ciascuno di costoro nei Paesi di origine avrebbe un.. “valore di mercato” da riconoscere allo Stato che se li riprende indietro. I soldi per finanziare questo ritorno sarebbero vincolati in un fondo europeo, un Trust vero e proprio, finalizzato alla ricostruzione dei Paesi africani esportatori di disperati che poi possono proporre l’utilizzo delle quote loro spettanti per la (ri)costruzione di infrastrutture, impianti produttivi, bonifica urbana.

Basterà associare al Trust un numero consistente di grandi imprese europee capaci per know-how e fatturato di realizzare le opere richieste, scegliendole di volta in volta per semplice sorteggio e rigorosamente a rotazione. Altro fattore di fondamentale importanza: l’aggiunta di un bonus annuo in funzione della diminuzione degli arrivi in Europa di cittadini dei Paesi esportatori. I vantaggi per noi e per loro sono chiarissimi. In primo luogo, chi paga i trafficanti e si auto-affonda con i barconi per essere salvato sa benissimo che spenderà inutilmente i suoi soldi in quanto verrà rimpatriato con quasi certezza, dato che non è profugo per definizione. Secondariamente, i Paesi di origine avranno tutto il vantaggio a trattenere in patria i propri concittadini se si associa ai rientri un bonus per le mancate partenze dell’ordine di grandezza del numero di rimpatri/anno.  Il bonus va mantenuto ai suoi max valori storici per un periodo congruo, diciamo un decennio, qualora non vi siano state più partenze dai Paesi beneficiari. Cosa fondamentale (l’Onu non dorma!): nel Trust devono coattivamente confluire ”tutti” gli immensi capitali illegalmente esportati all’estero dalle élite africane corrotte, e collocati in conti cifrati nei paradisi fiscali e nelle banche occidentali.

Occorre una norma internazionale che dia ai procuratori i necessari poteri di sequestro di tali capitali illeciti, che debbono poi essere riassegnati pro-quota al Paese di origine derubato senza però che questi abbia più alcun diritto alla loro gestione autonoma diretta, ma solo a scegliere l’intervento strutturale di suo gradimento da quelli proposti dal Trust. Per scardinare le élite corrotte occorre, però, creare una coscienza rivoluzionaria (alla Che) da parte dei popoli oppressi. Questo si può fare indottrinando ideologicamente e armando l’opposizione o, più efficacemente, dicendo una cosa molto più semplice: in funzione delle grandi infrastrutture che dovranno essere realizzate in tempi medio-lunghi nel Paese esportatore “X”, il Trust emana bandi per borse di studio e formazione a medio alto-livello, selezionando per merito e in loco i cittadini che ne abbiano fatto domanda. I vincitori, una volta diplomati/laureati, dovranno rientrare obbligatoriamente nei loro Paesi di origine per essere impiegati pro-quota nelle società europee che costruiscono le infrastrutture finanziate attraverso le risorse del Trust. Si creerebbero così delle vere e proprie nuove élite, con una coscienza democratica forte e sicura avendo soggiornato per parecchi anni in Europa, alle quali spetterà il compito di cambiare pacificamente o meno i loro sistemi politici marcescenti.

Aggiornato il 28 gennaio 2019 alle ore 12:05