Ora tocca a noi piemontesi

Ieri, commentando il risultato delle Regionali d’Abruzzo, ho scritto “ora tocca a noi”. Ora tocca (anche) a noi piemontesi scegliere tra le offerte sul tavolo: che si tratti dell’irragionevole e rovinosa prospettiva pentastellata, o dell’immobilismo di una sinistra lacerata da conflitti mai risolti, ovvero, ancora, di una possibilità di crescita e di autonomia.

Tralasciando le affabulazioni dei grillini, incapaci di realizzare ciò che promettono, le vere alternative sono due e sono inconciliabili, più che per la premessa ideologica, per le implicazioni pratiche. Vogliamo entrambi la Tav, d’accordo. Noi, però, la vogliamo in una prospettiva di rilancio economico e al fine di attirare qui imprese, cui praticare sconti fiscali in cambio di lavoro. Le infrastrutture non sono fine a se stesse: sono il volano di uno sviluppo orientato alla creazione di profitti. Troppo a lungo abbiamo sofferto a causa di una collocazione periferica che vogliamo superare.

Noi siamo per l’autonomia, che non è secessionismo politico, ma difesa degli interessi dei piemontesi in un contesto di competizione con le altre Regioni. Rivendicheremo margini di autonomia fiscale attraverso i quali produrre lavoro e vantaggi economici. Concretezza, dunque, in luogo di parole fascinose.

Infine, richiameremo i nostri cittadini a quei doveri di solidarietà che si manifestano nella vita di tutti i giorni e non nelle sfilate del sabato pomeriggio. Non abbiamo più soldi; disponiamo di risorse scarse; siamo politicamente emarginati. Bene: ora si può cambiare. Sarà faticoso e costerà sacrifici, senza dubbio. Penso, tuttavia, che nessuna persona ragionevole sia disposta a credere ancora a chi promette l’Eldorado e, poi, non sa neppure mettere in opera un grattacielo costato molte decine di milioni di euro e preda della ruggine, oltre che vittima della sua inutilità”.

Aggiornato il 12 febbraio 2019 alle ore 15:16