L’ingiustizia retroattiva che deve subire Formigoni

Non ho mai particolarmente amato gli atteggiamenti umani e politici di Roberto Formigoni, anzi ideologicamente mi considero agli antipodi. Ma oggi mi sento di doverlo difendere da questa “summa iniuria” che deve subire. In carcere a 71 anni per la applicazione retroattiva di una legge forcaiola come la “spazzacorrotti” (che presto si spera venga spazzata via in tutto o in parte da opportuno intervento della Corte costituzionale) che nega i benefici come la detenzione domiciliare alle persone anziane che si siano macchiate di reati contro la pubblica amministrazione. 

Come si può? Perché un paese come l’Italia improvvisamente ha bisogno di tutte queste vendette? Di tutti questi capri espiatori? Oltretutto, guardando retrospettivamente a esperienze autoritarie come il fascismo, di cui questo Paese sembra volere ripercorrere le orme – sia pure sub speciem della farsa che notoriamente è la categoria dello spirito delle tragedie storiche quando si ripetono a un secolo di distanza – come non capire che tutto questo cattivismo a  buon mercato non porterà altro che iella a una popolazione già ridotta allo stremo da anni di politiche industriali sbagliate da parte della sinistra e da anni di occasioni di riforme perse che invece sono anche colpa del centro destra? Da “mani pulite” in poi abbiamo lasciato tutto in mano alla magistratura, a quella della pubblica accusa (meglio a una parte molto politicizzata e sindacalmente incazzata di questa ultima contro la politica), e il risultato è la attuale morte civile economica e liberale. “Hanno fatto un deserto e lo chiamano legalità”, si potrebbe dire parafrasando i padri latini. Prima l’ente che si occupava degli appalti si chiamava Anav, cioè autorità nazionale di vigilanza sui lavori pubblici. Oggi si chiama Autorità nazionale anti corruzione. E la sinistra ha varato un codice che paralizza tutti i lavori pubblici. E il problema come si capisce è anche terminologico e forse persino semantico. Domani come la vorremo chiamare? “Autorità militare antimafia e anticorruzione che se te pijo te mando in galera”?

La strada è quella per uccidere una democrazia liberale. Il brevetto ce lo ha Recep Tayyip Erdoğan, che si è disfatto in nome della purezza degli ideali islamici di tutti i suoi nemici mandandoli in galera prima per corruzione. E adesso per disfattismo patriottico. Noi stiamo abbattendo gli uomini  con le leggi forcaiole e con le manette come fossero  simboli. Le Brigate rosse lo facevano con i proiettili ma cambia poco se il risultato è lo stesso. E ne facciamo dei martiri. Anche un po’ improbabili come Roberto Formigoni. Cui oggi dovrebbe andare la solidarietà di tutte le persone oneste intellettualmente.

Aggiornato il 25 febbraio 2019 alle ore 11:43