L’Italia si scopre leghista, ma anche no

A parte il Movimento e il mistero di chi si è candidato con +Europa, per poi trovarsene fuori, se non fossero state annullate le schede di coloro che hanno disegnato un cuore attorno al nome di Salvini, la Lega sarebbe al 70%. Riace inclusa.

In questa nostra saga di “Gioco di troni” all’amatriciana, Roma è la vittoria campale del Pd. Si, perché la rimonta del centrosinistra a livello europeo è coincisa con il brusco calo di consensi del movimento pentastellato, che non è riuscito a garantirsi l’elettorato, forse grazie – o a causa – di uno striminzito reddito di cittadinanza. A livello locale, le circoscrizioni capitoline registrano una netta propensione verso i candidati del Partito Democratico. C’è chi incolpa la sindaca Virginia Raggi, chi l’astensionismo dei grillini, delusi. Ciò che è determinante, è il fatto che il matrimonio Lega-M5S ha trascinato nella recessione elettorale anche parte del movimento leghista, servendo, di fatto, Roma su un piatto d’argento al Pd. Game of Thrones in salsa italiana.

Le grandi famiglie tengono ancora le redini del pacchetto politico che da tempo immemore hanno ereditato, attraverso circoli, sezioni e associazioni, ma anche rapporti di clientela, club e circoli sportivi. In particolare, Roma è un “feudo” della sinistra storica, borghese, benestante, ma pur sempre sinistra. Soltanto un’organizzazione locale firmata “Lega” riuscirebbe a “rosicchiare” parte dei consensi. Ma sulla “lega romana” forse vige ancora il non-expedit padano. Forse nemmeno nel regno del grande nord vogliono sporcarsi le mani, lasciando tutto ancora in mano ai Lannister.

Aggiornato il 27 maggio 2019 alle ore 11:58