Il bis che nessuno ha chiesto

Di questa sceneggiata politico-teatrale di certo gli italiani non hanno chiesto il bis, anzi a viva voce chiedevano l’esatto contrario, ma che volete cari amici, sapete bene come la Costituzione imponga l’obbligo alla scusa di una maggioranza purché sia.

Ovviamente non è così, sappiamo tutti e sanno “loro” che si è trattato solo di una forzatura della volontà popolare, della democrazia, della realtà del Paese, per evitare che gli italiani scelgano liberamente, e soprattutto che scelgano il centrodestra. Del resto siamo convinti che in altri tempi e con altri interpreti del dettato costituzionale un’ammucchiata così non sarebbe stata consentita, non sarebbe bastata la somma per fare maggioranza, si sarebbe guardato alla realtà, alla evidenza e infine alla sostanza. Si sarebbe pensato al rapporto fra istituzioni e cittadini, valutata la quantità di insulti e insolenze, la sequela di vittorie elettorali del centrodestra, la reazione popolare di fronte all’abiura, di fronte all’onorabilità costituzionale dell’impegno parlamentare.

Insomma si sarebbe tenuto conto che, tra la prassi e la scrittura, la certificazione di una abiura politica avrebbe provocato una frattura, figlia del dubbio e della forzatura. Ecco perché parliamo di un bis che nessuno ha chiesto e che dalle urne non sarebbe mai potuto uscire; un bis nato a tavolino che stizzisce i cittadini obbligati a una scelta che devono subire. Qui non si tratta solo della squadra del Conte-bis, perché era chiaro che i 5 Stelle pur di non perdere l’ultimo lembo di faccia avrebbero confermato il confermabile, così come che il Partito Democratico per la stessa ragione scegliesse le seconde file tranne Dario Franceschini, vero tessitore dell’accordo coi grillini.

Sia chiaro, il nostro non è un giudizio sulle persone, anche se oramai per diventare ministro basta poco o niente, è un giudizio politico sull’alleanza, sul programma da realizzare, fondato sulla vaghezza dei paroloni, sulla fumosità dei massimi sistemi, sull’equivoco dell’interpretazione. Del resto fra lotte interne ai Cinque Stelle, guerre di predominio nel Pd, insulti reciproci sulle scelte e dopo un anno di vicendevole dispregio, solo la vaghezza e la indeterminazione potevano dominare nel programma da realizzare. In fondo l’ipocrisia è sempre stata la griffe dei comunisti, il marchio di una sinistra ossessionata dal potere, dal comando piuttosto che la democrazia e la libertà, dalla nomenklatura anziché dal popolo. Infatti è proprio sul concetto di dominio dell’impero che si sono combattuti a sangue fra di loro, eliminati reciprocamente col fuoco amico, uniti prima per ottenere il potere, divisi dopo da scissioni e nuove formazioni per gestirlo e indirizzarlo. Esattamente ciò che faranno ora visto che l’alleanza per Conte è di sinistra, la più postcomunista, cattocomunista, che l’Italia abbia subito. Litigheranno su tutto, si spareranno a zero, tranne che sull’impoverimento del Paese per spendere e tassare perseguitando la ricchezza. Del resto non è un caso che giri voce sull’aumento delle tasse di successione, sulla casa, sui risparmi, su ogni possibile persecuzione fiscale; anzi, cogliamo l’occasione per avvertire gli italiani di regolarsi sul futuro che offrirà il Governo della salvezza, del rilancio, dello sviluppo.

Questo Governo per come è nato non farà la Tap, i termovalorizzatori, le infrastrutture, la lotta alla burocrazia e ai parassiti di Stato, l’abbassamento delle tasse in generale, il sostegno all’impresa e allo sviluppo del sud; farà il contrario: più Stato e assistenza, più aiuto alla nullafacenza. Del resto si sono presentati con l’impegno al dimezzamento dei parlamentari e per prima cosa hanno moltiplicato i ministeri e raddoppieranno i sottosegretari. Una abbuffata di posti in più per iniziare. Sono dei bugiardi e lo vogliamo ricordare.

Aggiornato il 05 settembre 2019 alle ore 11:19