Le convergenze parallele di Renzi e Berlusconi

C’è una raffinata complicità nelle dinamiche politiche perseguite, nell’ultimo periodo, dai leader di Forza Italia ed Italia Viva da ricondurre la mente ai tempi che furono; a quel “Patto del Nazareno” oggi chiaramente improponibile per i valori in campo ma, soprattutto, per il ruolo (non proprio di primo piano) che Silvio Berlusconi e Matteo Renzi rivestono attualmente nei rispettivi schieramenti.

Ciononostante le due espressioni del “centro” sembrano puntare lo stesso obiettivo (il Movimento 5 Stelle) ed inseguire il medesimo scopo: aprire le porte a nuove maggioranze. Non si tratta – semplicemente o prioritariamente – di sostituire Giuseppe Conte. Il premier ed il suo Governo, al di là delle scaramucce quotidiane o delle minacce altisonanti, non sono il problema. Il progetto sembra essere assai più ambizioso e riguarda gli equilibri parlamentari e di governo.

La scommessa comune consiste in due mosse: ridurre quanto più possibile la forza contrattuale dei grillini (oggi plenipotenziari per qualsivoglia Esecutivo) e creare le condizioni per una più ampia e vasta responsabilità di governo. Il tutto senza inutili quanto deleterie fughe in avanti e, soprattutto, senza abbandonare la sicurezza delle rispettive coalizioni.

Ma per avere un quadro più nitido della situazione politica e della sua possibile evoluzione è opportuno precisare le incalzanti scadenze che attendono Parlamento e Governo: autunno 2020, svolgimento delle elezioni regionali ed amministrative rinviate a causa della pandemia. Luglio 2021, inizio del “Semestre bianco” (i 6 mesi che precedono l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica) nel quale – a norma di Costituzione – non potranno essere sciolte le Camere. Gennaio 2022, l’elezione del successore di Sergio Mattarella. E, infine, la primavera del 2020, con il rinnovo della maggior parte dei Consigli regionali ma, soprattutto, con la prima vera possibilità di elezioni politiche anticipate.

Di quel voto che oggi l’emergenza sanitaria e socio-economica non permettono e che – non è un mistero – Renzi e Berlusconi, in sintonia con il Colle più alto (e gran parte del Parlamento) non vogliono assolutamente.

I tempi – elemento determinante in politica – si dilatano e la strategia dei due ex-Premier sembra essere una: “Procedere divisi e colpire uniti”, ad iniziare dall’imminente votazione sulla mozione di sfiducia al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Un passaggio delicatissimo per la tenuta degli stessi gruppi parlamentari pentastellati e con un esito tutt’altro che scontato dopo le tante dimissioni eccellenti.

Un passaggio che per i grillini potrebbe tradursi in una spaccatura del fronte dimaiano (oggi maggioranza nel Movimento) con la presa di distanza di Luigi Di Maio dall’amico Bonafede, oppure, per salvare il Guardasigilli, in una consegna al Partito Democratico che imporrà – c’è da immaginarlo – la riproposizione a livello locale della maggioranza di Governo. Unità che ai grillini è già costata le dimissioni del proprio leader Di Maio.

Forza Italia e Italia Viva restano ognuna nel proprio campo (uscire significherebbe essere trucidati alle prossime elezioni regionali) puntando all’unico, comune, obiettivo: trovare soluzioni governative di ampio respiro; tipo un “Conte-ter”, magari con il contributo attivo di Pd e Lega.

Aggiornato il 19 maggio 2020 alle ore 13:34